L’associazione di imprese Confapi Emilia ha voluto evidenziare i problemi burocratici che stanno penalizzando le imprese nell’emergenza Coronavirus. Il Centro Studi di Confapi ha provato a mettere in fila gli atti che si sono susseguiti in questi mesi. Tra Dpcm e Decreti Legge sono 19 quelli strettamente governativi, a cui aggiungere 62 tra decreti, ordinanze, circolari e informative varie ministeriali, e altri 87 documenti provenienti da istituti, agenzie ed enti nazionali, per un totale di 168 provvedimenti. A questi vanno aggiunti gli altri provvedimenti emanati dalla Regione Emilia-Romagna. Il tutto contando esclusivamente i documenti che interessassero la sfera dell’attività imprenditoriale, e quindi non inserendo quelli relativi alla cura personale e all’organizzazione interna dei vari enti. «Nel conto - dice Stefano Bianchi, d.g.Confapi Emilia - aggiungiamo i 110 provvedimenti attuativi attesi per rendere operativo il Dl Rilancio, totale 278. Ed è di 555 il totale gli articoli contenuti nei vari decreti nazionali, con la parte principale svolta proprio dal Dl Rilancio, che ne infila da solo 266. L’Italia era già la nazione in cui un imprenditore impiega 238 ore annue per pagare le imposte, il 46% in più della media Ocse. All’epidemia vera si è accompagnata quella della burocrazia facendo emergere una situazione di emergenza ancora più grave dalla quale esce un ritratto di un’Italia malata, ma di burocrazia».
La burocrazia sta bloccando l’immissione di liquidità a favore delle aziende: «Le nostre imprese - dice Alberto Cirelli di Confapi Emilia - sono stritolate dalla pubblica amministrazione, assistiamo anche in una fase di emergenza senza precedenti a un’ennesima prova d’incapacità di sburocratizzare. Confidiamo in un intervento immediato del presidente Conte perché l’attuale situazione rischia di mettere in ginocchio l'intero tessuto economico». —
CONFAPI CONTRO LA BUROCRAZIA "AZIENDE STRITOLATE DA 278 ATTI"
11-06-2020