Emendamenti DL Economia: rischi per le PMI industriali derivanti dalla modifica della legge sull’Artigianato

Emendamenti DL Economia: rischi per le PMI industriali derivanti dalla modifica della legge sull’Artigianato

Con una nota inviata ai Parlamentari eletti in Basilicata il Presidente Massimo De Salvo ha espresso la grande preoccupazione del sistema Confapi per una questione di gravità estrema che, sebbene apparentemente circoscritta al settore artigiano, minaccia di avere ripercussioni significative e negative per le PMI industriali.

Nel Decreto-legge Economia sono stati dichiarati ammissibili e quindi pronti per la votazione alcuni emendamenti presentati dal Senatore Salvitti (Noi Moderati), che mirano a stravolgere la legge quadro sull'artigianato. 

Due di questi emendamenti rappresentano una minaccia concreta e imminente, i cui effetti potrebbero estendersi oltre il perimetro dell'artigianato e incidere negativamente sul tessuto industriale delle PMI. 

In particolare, l’emendamento 17.02 – Modifica dei requisiti di partecipazione dei soci - allenta drasticamente il vincolo sulla composizione sociale delle imprese artigiane, consentendo l'ingresso di "soci di puro capitale" e slegando la definizione di impresa artigiana dalla sua essenza di "prevalenza del lavoro personale".

Pertanto, la distorsione della definizione di impresa artigiana può creare una concorrenza sleale. Imprese che non rispecchiano i canoni tradizionali dell'artigianato potrebbero accedere a benefici e agevolazioni fiscali e normative, in particolare a livello regionale e pensate per l'artigianato “tradizionale”, operando di fatto come piccole imprese industriali ma con un regime agevolato. Questo altererebbe il campo da gioco per le PMI industriali che operano con costi e normative diverse.

L’emendamento ancora più pericoloso è il 17.03 - Aumento del limite dimensionale a 49 dipendenti. Infatti, elevare il limite dimensionale a 49 dipendenti trasformerebbe di fatto le imprese artigiane in piccole imprese a tutti gli effetti, quasi indistinguibili dalle PMI industriali di piccole dimensioni.

Questa modifica annullerebbe i confini tra artigianato e piccola industria, creando confusione e sovrapposizioni. Imprese di grandi dimensioni, che non hanno più le caratteristiche di artigianalità, potrebbero mantenere lo status di "artigiana" godendo dei relativi vantaggi (seppur snaturati), mentre le PMI industriali di pari dimensioni si troverebbero ad affrontare un mercato con attori ibridi che potrebbero beneficiare di un trattamento differenziato non giustificato dalle loro dimensioni e dalla loro reale natura produttiva. 

Secondo Confapi, questo potrebbe portare a: Distorsioni competitive: Imprese di fatto industriali che operano sotto l'ombrello dell'artigianato. Confusione normativa e contrattuale: Se i limiti dimensionali si uniformano, si pone il problema delle differenze nei contratti collettivi e nelle normative specifiche per categoria. Perdita di identità: Se il concetto di artigianato si diluisce a tal punto, si rischia di perdere la specificità di un settore, con ricadute sulla percezione dell'intera manifattura italiana.

Il fatto che questi emendamenti, con le loro evidenti implicazioni distorsive, abbiano superato il vaglio di ammissibilità è un segnale che Confapi non può e non deve sottovalutare. Per tutta questa settimana, questi emendamenti saranno illustrati e posti in votazione nella Commissione Bilancio del Senato.

Sebbene il Ministro Urso abbia più volte preannunciato una revisione della Legge Quadro sull'artigianato, questi emendamenti rappresentano un'azione unilaterale che bypassa ogni discussione organica e rischia di compromettere irreparabilmente un settore chiave dell'economia italiana, quello delle piccole imprese industriali.

Questa non è solo una questione tecnica, ma primariamente politica e di tutela del nostro ecosistema produttivo. Per questo motivo il Presidente di Confapi Matera ha espresso ai Parlamentari eletti in Basilicata ferma opposizione a questi emendamenti per le gravi conseguenze che comporterebbero per le PMI industriali, anche in termini di leale concorrenza chiarezza normativa.

La nota si conclude con la richiesta ai Parlamentari di un particolare impegno affinché ci sia parere negativo del Governo sul tema e non sia votato un emendamento che stravolgerebbe la rappresentanza delle PMI industriali, rappresentando un grave attacco alla definizione delle categorie produttive e alla leale concorrenza.