3.151 le domande accolte in Italia, oltre 190 mila le aziende escluse: avevano presentato progetti per 1,2 miliardi. Il presidente Carlo Valerio: «È un nuovo record nella storia avvilente dei click day, stabilito dopo aver azzerato le risorse di uno strumento prezioso per le Pmi come era il Bando Inail. Possibile che le misure destinate alle imprese siano gestite in questo modo?».
Più che un click day, un “beffa day”. Ad analizzare i risultati del Bando Impresa Sicura di Invitalia c’è da rimanere allibiti: i 50 milioni di euro messi a disposizione come risorse destinate all’acquisto di dispositivi di protezione individuale sono stati bruciati in poco più di un secondo. Per l’esattezza, sono andati esauriti in 1,046749 (un secondo, quarantasei millesimi e… qualcosina). Fabbrica Padova, centro studi di Confapi, ha analizzato i numeri del bando per sollevare un tema che riguarda il modo di gestire le risorse da parte dello Stato. Ebbene, le domande presentate attraverso il click day sono state nel complesso 194.175. Di queste, solo 3.151 (l’1,6%) sono state accolte. Le imprese avevano presentate richieste per un importo complessivo di 1.207.561.075 euro. In chiave padovana, sono state 80 le domande ammesse su 1.013 presentate (il 7,9%), per un importo complessivo di poco superiore al milione di euro (1.020.482 euro).
«Il bando che deve servire a finanziare l’acquisto massivo di DPI e mettere in sicurezza il mondo del lavoro ha dato i numeri, letteralmente, stabilendo un nuovo avvilente record. La scelta è stata fatta con la bizzarra lotteria del click day dello scorso 11 maggio: chi prima schiaccia il bottone, prima vince, ed entro l’11 giugno potrà presentare domanda effettiva di rimborso. La prossima volta, alle imprese converrà partecipare direttamente alla Lotteria di Capodanno, almeno lì gli importi sono più alti rispetto a una tombola ridicola come questa, che non fa altro che generare amarezza e disillusione in chi partecipa», rimarca ironicamente il presidente di Confapi Padova Carlo Valerio. «Sì, davvero la domanda sorge spontanea: ma cos’ha nella testa chi è al Governo e annuncia l’arrivo di risorse con grandi strombazzamenti, per poi uscirsene con bandi del genere? Ci aspettiamo che l’amministratore delegato di Invitalia Domenico Arcuri (già Commissario straordinario per l’emergenza Covid-19 designato dal Presidente del Consiglio), faccia chiarezza su quanto accaduto. Uno Stato serio prima studia la reale entità dei fabbisogni e poi stanzia risorse adeguate a soddisfarli».
«Attenzione», aggiunge il direttore di Confapi Padova Davide D’Onofrio, analizzando i dati. «Noi conosciamo il meccanismo alla base dei vari click day, che premia chi “clicca” per primo. Proprio perché lo conosciamo ci siamo attrezzati per agevolare le nostre aziende nel momento della partecipazione e abbiamo raccolto risultati superiori alla media nazionale. Ma non è questo il punto, perché non possiamo non evidenziare come la questione abbia assunto contorni allarmanti. Il problema, infatti, è che i 50 milioni di euro stanziati sono spariti in poco più di un secondo e per completare la domanda bisognava compilare tre campi (codice fiscale dell’impresa, codice fiscale del legale rappresentante e importo in euro), e, anche se Invitalia aveva messo a disposizione una “pagina di prova”, è davvero difficile giustificare come possa essere possibile riempire tutti i campi così rapidamente. Senza dimenticare che, nonostante siano decine i miliardi stanziati per fronteggiare l’emergenza, Impresa Sicura è stata finanziata togliendo risorse al Bando Isi Inail, poi definitivamente azzerato dal DL Rilancio. Quindi, s’impone un’altra riflessione: era davvero utile sottrarre 50 milioni di euro, preziosi per gli investimenti delle nostre Pmi, per sostenere spesa corrente iperparcellizzata e già finanziata da altre misure (credito di imposta, enti bilaterali, contributi locali)?».
Nella foto Carlo Valerio