Ricavi e margini del 2020 in netto calo, tengono gli indici di solidità patrimoniale e finanziaria, cresce il numero di imprese in perdita. Sono alcuni dei risultati principali del corposo studio tra i bilanci d'esercizio 2020 e 2019 delle PMI bresciane realizzato dal Centro Studi Apindustria Confapi Brescia in collaborazione con lo Studio Associato Capezzuto – Meleleo, consulente fiscale e tributario dell’Associazione di via Lippi. In particolare, dal confronto tra il 2019 e 2020 emerge che il 50% del campione ha mantenuto il medesimo rating, il 17% lo ha migliorato mentre il 33% lo ha peggiorato. Uno scenario, tutto sommato, migliore del previsto, anche se una fascia d'imprese - che spesso già mostrava qualche fragilità prima della pandemia - si è spostata verso situazioni di maggiore sofferenza.
Campione e metodo:
L’analisi è stata condotta confrontando i bilanci d’esercizio 2019 e 2020 in modo da iniziare a comprendere gli impatti che la nota emergenza sanitaria ha avuto sulle PMI bresciane.
Lo studio esamina gli equilibri economico finanziari di un campione particolarmente corposo di imprese, rappresentative della composizione dimensionale e settoriale delle aziende associate ad Apindustria Confapi Brescia. Ben 650 le imprese analizzate, per il 70% circa metalmeccaniche (seguono commercio, gomma-plastica, chimico, tessile e alimentare). Per quanto riguarda la classe dimensionale, il 60% circa è di piccole dimensioni (sino a 49 dipendenti, con fatturato inferiore ai 10 milioni di euro), un altro 25% è composto da microimprese (fino a 9 dipendenti e fatturato inferiore ai due milioni), il restante 15% è di medio-grandi dimensioni (oltre 51 dipendenti e fatturato superiore ai 10 milioni di euro).
L'analisi si basa sulla classificazione adottata da Modefinance, agenzia di Rating del Credito regolamentato a livello europeo, che nell'elaborazione del rating considera diversi criteri, i principali dei quali riguardano la solidità finanziaria (ovvero la capacità di ottemperare agli impegni finanziari assunti verso terzi) e la vulnerabilità rispetto alle condizioni di contesto (che ha assunto in questa fase, tra emergenza sanitaria in corso da oramai due anni e conseguente incertezza economica, una rilevanza particolarmente acuta). Dieci sono i rating, dalla tripla AAA (azienda eccellente con estrema solidità e massima capacità di onorare le obbligazioni assunte) alla D (azienda protestata o con mancati pagamenti), raggruppati poi in quattro macro-classi di aziende: sane, equilibrate, vulnerabili, rischiose.
I risultati
Come prevedibile, la prima risultanza che emerge è che il rischio delle imprese associate si è alzato. Le imprese sane sono scese di quasi cinque punti percentuali (dal 30,5 al 25,5%), quelle equilibrate sono rimaste pressoché uguali (dal 41,5% al 41%), mentre quelle vulnerabili sono cresciute di due punti (dal 24,3 al 26,1%) e quelle rischiose sono raddoppiate (dal 3,7% al 7,1%).
Il 50% del campione ha mantenuto il medesimo rating, il 17% lo ha migliorato mentre il 33% lo ha peggiorato. Chi è migliorato, si è spostato però di una o due classi di rating, mentre chi è peggiorato è crollato anche fino a tre diverse classi.
Nel 2020 i ricavi si sono contratti in media dell'11,3%, in netta flessione anche la redditività lorda (-16,9%) e netta, con il ROE in calo dal 12,1% al 6,4%.
A livello dimensionale il calo più forte è stato subito dalle micro e dalle medie-grandi imprese (rispettivamente -12,7% e -12,6%), mentre le piccole imprese hanno avuto una contrazione di minore entità (-9,5%). Per quanto riguarda i settori, il calo è stato diffuso e trasversale. Il tessile è stato però quello indubbiamente più colpito (-23%).
Il 2021 e le previsioni per il prossimo anno
Il 2021, come è noto, è stato l'anno della ripresa, ma il contesto di profonda incertezza impone molta prudenza.
«Dallo studio - sottolinea Luigi Meleleo, partner dello Studio Associato Capezzuto Meleleo - è emerso che le imprese, soprattutto quelle di minori dimensioni, hanno uno scarso livello di patrimonializzazione e una esposizione significativa verso il sistema bancario, a causa anche della massa di liquidità immessa nel sistema dai provvedimenti governativi e che hanno impedito il default immediato. Lo scenario attuale evidenzia quindi diversi problemi, soprattutto per le imprese più piccole: la difficoltà ad acquisire ulteriori finanziamenti per nuovi investimenti; la difficoltà a reperire le materie prime e a trasferire gli aumenti dei costi sui prezzi ai clienti, con perdita della redditività forse non più recuperabile».
Il contesto generale che ha caratterizzato il 2021 - difficoltà di reperimento e aumento dei costi delle materie prime e della logistica, perdurare della situazione di incertezza sul fronte sanitario - è destinato a persistere anche nei primi mesi del 2022, con l'aggiunta di un'inflazione che sta continuando a crescere e che potrebbe quindi innescare spirali negative.
«Si archivia un 2021 caratterizzato da un forte rimbalzo - afferma il presidente di Apindustria Confapi Brescia Pierluigi Cordua -, nel quale le imprese hanno sfruttato la situazione per rimanere liquide e patrimonializzate. Restano, come è noto, elementi di incertezza, legati al costo delle materie prime e della logistica». Aperto è anche il tema dell'emergenza sanitaria: «In Italia la situazione sembra sotto controllo - ricorda Cordua -, ma sappiamo che il sistema è globale e che fuori dai confini dell'Italia ci sono problemi». L'auspicio è che il 2022 possa portare un consolidamento della ripresa, aiutati dalle risorse del Pnrr. Resta il tema di una grande trasformazione in atto: «Digitalizzazione, sostenibilità, inflazione, costi dell'energia - osserva il presidente di Apindustria Confapi Brescia -: sono tanti gli elementi in campo in questo momento. In alcuni casi sono anche opportunità, ma quello che si dovrebbe o si potrebbe fare in dieci anni, in questo momento si è costretti a realizzarlo con un orizzonte temporale molto breve. La nostra Associazione farà sintesi con le istituzioni, con la politica, con il sistema bancario per cercare di cogliere tutte le opportunità e per accompagnare con il giusto spirito questo processo. Per accrescere, in una parola, la cultura d'impresa».