Le comunità energetiche potrebbero rappresentare uno strumento in grado di stimolare la collaborazione tra soggetti diversi con l’obiettivo di comprimere i costi, stabilizzare le forniture energetiche, propiziando al contempo la transizione green del nostro Paese. Il tutto attraverso l’installazione di impianti destinati alla produzione di energie rinnovabili per l’autoconsumo, con un modello basato sulla condivisione del quale le aziende, in particolare, potrebbero identificare significativi benefici. Il convegno, organizzato da Apindustria Confapi Brescia e Unionmeccanica Confapi Brescia dal titolo «Le comunità energetiche un’opportunità per le imprese» ha voluto trasferire una riflessione completa sul tema, descrivendo caratteristiche, quadro normativo, opportunità e vantaggi sottesi alla creazione di una comunità energetica.
«La struttura della nostra base associativa, composta in prevalenza da piccole e medie imprese, è già inserita da lungo tempo in un percorso di collaborazione – afferma Marco Mariotti, vicepresidente vicario di Apindustria Confapi Brescia -. Già all’indomani della liberalizzazione del mercato, nel 1999, abbiamo dato vita ad Apienergetica, che si è evoluta fino alla creazione di un Gruppo d’Acquisto Apindustria, al quale aderiscono oggi circa trecento aziende. La collaborazione consegna loro una massa critica significativa, incrementandone il potere contrattuale e migliorandone, al contempo, la competitività sui mercati. È evidente che le comunità energetiche prevedano la metamorfosi da mero consumatore a produttore-consumatore. Inoltre, sono imperniate sulla convergenza di interessi diversi, portati avanti da soggetti strutturalmente differenti, per la creazione di un progetto inclusivo, sostenibile e lungimirante. Queste caratteristiche meritano di essere approfondite per essere comprese e valutate compiutamente dal nostro sistema produttivo».
Nella collegialità di soggetti intrinsecamente legata al concetto di comunità energetica, le istituzioni ricoprono un ruolo centrale. «Regione Lombardia guarda con favore e intende dare sostegno alle comunità energetiche nascenti, in linea con il principio di sussidiarietà, favorendo la libera iniziativa dei territori e della società civile – ha dichiarato l’assessore all’Ambiente e al Clima di Regione Lombardia Raffaele Cattaneo -. La logica sussidiaria, infatti, rappresenta l'unica via per raggiungere gli obiettivi della transizione ecologica e in particolare la conversione verso le fonti di energia rinnovabile. Da sole le istituzioni non possono farcela: per questo il coinvolgimento di tutti è non solo preferibile, ma essenziale. Ecco le ragioni per cui Regione Lombardia si è dotata di una Legge specifica sulle comunità energetiche, in cui viene istituito un centro di competenze con funzioni di guida e supporto nel processo di formazione delle comunità energetiche. Tutto ciò per l’individuazione del modello di produzione, autoconsumo e condivisione dell’energia più idoneo alle esigenze dei singoli territori. E per il percorso giuridico di formazione della CER. Inoltre, la nuova legge regionale prevede specifici contributi per finanziare gli impianti di produzione ed accumulo di energia delle CER. Questo, anche nell’ambito dei fondi europei per lo sviluppo regionale 2021-2027. Nei prossimi anni, secondo una stima del Politecnico di Milano, saranno costituite dalle 3.000 alle 6.000 comunità energetiche, che consentiranno un incremento di potenza fotovoltaica installata compreso tra 600 e 1.300 MW, coincidente con un valore variabile tra il 13 e il 29% dell’obiettivo di sviluppo del fotovoltaico in Lombardia al 2030».
Uno strumento utile, in un contesto che il presidente di Unionmeccanica, Lorenzo Giotti, tratteggia come estremante complesso. «Veniamo da decenni di politica energetica nazionale lacunosa, che ha, inoltre, scelto di eliminare il nucleare dalle opzioni produttive – dichiara il presidente Giotti -. Oggi, sia per recuperare il molto tempo perduto che per ottemperare alle rigide prescrizioni europee, è necessario puntare fortemente sulle energie rinnovabili – solare, eolico, geotermico, idroelettrico e biomasse – e, in questa direzione, le comunità energetiche possono rappresentare una possibilità importante per il futuro. Un cambiamento di paradigma che potrebbe essere positivo, accanto ad altre evoluzioni che, invece, potrebbero rivelarsi molto pericolose. L’agenda europea, infatti, detta i tempi tecnici della transizione dai motori endotermici a quelli elettrici: per il nostro Paese potrebbe rappresentare l’innesco di una catastrofe sociale che dobbiamo evitare con tutte le nostre forze».
Il punto di vista del produttore del settore energetico è stato affidato ad Enea Moscon, responsabile Business Development BU Mercato A2A. «Le comunità energetiche rinnovabili (CER) sono una grande opportunità per realizzare una transizione energetica giusta - ha affermato -. Infatti, introducono un modello innovativo di sviluppo delle fonti di energia rinnovabili, basato sul protagonismo e la consapevolezza di cittadini, enti locali, PMI. Tali soggetti si aggregano volontariamente e collaborano per consumare energia elettrica in maniera intelligente, massimizzando benefici ambientali, sociali ed economici, aprendo a ulteriori percorsi di innovazione. Per garantire una loro robusta e rapida diffusione sarà decisiva la collaborazione di attori del settore energetico, gli unici in grado nel breve periodo di mettere a diposizione know-how, investimenti e asset necessari al raggiungere dell’ambizioso obiettivo di migliaia di CER nel giro di pochi anni».
La strategicità delle CER va ritrovata soprattutto guardando al futuro. «Le Smart Cities mostreranno un aumento di servizi che necessiteranno di energia per funzionare – ha affermato Marco Ceruti, Co-Founder di Re-Solution Hub srl Società Benefit -. Detenere, pertanto, la gestione dell’energia, collegata alla sua produzione su base territoriale ristretta, cambierà il modo in cui le nostre Smart City offriranno servizi ai cittadini ed alle imprese. Appartenere ad una comunità energetica in grado di produrre un surplus di energia vorrà dire essere potenziali erogatori di servizi; l’energia rinnovabile prenderà il posto dei combustibili fossili ed essere parte della comunità energetica che la produce e gestisce vuol dire indirizzare tutto quello che accade in quell’ambito territoriale. Le imprese saranno a loro volta indipendenti grazie alla produzione ed all’autoconsumo dell’energia, ma potranno anche utilizzarne il surplus o cederlo a chi ne ha bisogno. Non certo ultimo, inoltre, le aziende avranno accesso all’energia ad un costo stabile e non soggetto a variazioni di mercati impazziti come accade oggi».
Intervenuto, infine, Mauro Ginepri, il quale ha trasmesso il case - history del romano Consorzio Industriale San Cesareo da lui presieduto. Composto da oltre 140 aziende, ha intrapreso il percorso per la costituzione di una comunità energetica.