Brexit: cosa cambia per le imprese

Brexit: cosa cambia per le imprese

Brexit: cosa cambia adesso? La guida in 4 punti del nostro esperto

All’indomani della definitiva uscita dall’Unione Europea, abbiamo chiesto a Mario Stancanelli – esperto di export per le PMI – e Roberto Marziota – ambasciatore di Confapi Sicilia per l’internazionalizzazione in area Gran Bretagna e Regno Unito, di confrontarsi sugli effetti di questo evento sulle esportazioni e sulle strategie delle imprese siciliane. Ecco una sistesi della convesazione per le imprese associate che vogliono esplorare le opportunità di posizionamento nei mercati area UK.

Mario Stancanelli, giornalista, intervista Roberto Marziota, ambasciatore UK per l'internazionalizzazione di Confapi Sicilia

Appena confermata la Brexit, quali rischi e quali opportunità per imprese e prodotti Italiani e, nello specifico, meridionali e mediterranei?

La Brexit è ormai una realtà da accettare e capire ma fino alla fine dell’anno non ci saranno grandi cambiamenti.

Io credo che non bisogna cedere a facili allarmismi e conservare un sano ottimismo. Per il momento rischi ed opportunità rimangono uguali e a fronte di cauti investimenti la Gran Bretagna e’ ancora da guardare come una opportunità. Il Made in Italy e non solo quello alimentare ha sempre avuto e continuerà ad avere un forte appeal sui consumatori del Regno Unito.

Può la Gran Bretagna post Brexit incidere e, se si in quale modo,  nell’agevolare azioni di dumping e maggiore concorrenza rispetto a prodotti e imprese del Made in Italy e, nello specifico, del food e dei prodotti della dieta mediterranea?

Quello che sta trapelando al momento e che in Gran Bretagna si sta facendo un lavoro per capire il livello di import di uno specifico prodotto e l’impatto di tale prodotto sull’economia interna per poi decidere il tipo di intervento da adottare per mantenere un prezzo di vendita accettabile. Per esempio azioni sull’iva o tax benefits. Al momento non e chiaro che tipo di interventi a livello governativo verranno implementati per agevolare il mantenimento di tali prodotti. In riguardo al “dumping” Il Made in Italy e gia affermato nel Regno Unito ed inoltre la grande forza del Made in Italy e la qualita’. Si compra la pasta Italiana non perche costi meno ma perche e piu buona. Non vedo particolari benefici nel favorire un altro importatore a discapito dell’Italia. Semmai ci dovrebbe essere un interesse a favorire dumping dall’Italia? Ma questo sappiamo che non puo succedere a causa delle regolamentazioni EU.

Etichettatura a semaforo: come e quanto la Brexit può incidere nella diffusione di tale sistema di indicazioni al consumatore, controverso e penalizzante soprattutto per i prodotti del Made in Italy?

Nel Regno Unito l’etichettatura a semaforo e’ gia presente dal 2013 sebbene anche qui in maniera volontaria e non obbligatoria. Sui banchi dei supermercati ci sono gia molti prodotti italiani con l’etichetta a semaforo, soprattutto sui formaggi e salumi. Io non penso che questo incida molto sulla vendita. Il consumatore inglese oggi e bombardato costantemente su come mangiare in maniera sostenibile e salutare. La conseguenza di tutto ciò e che si ha un consumatore molto più attento ed informato al quale il bollino rosso sull’olio d’oliva non spaventa perché conscio del valore nutrizionale dell’olio d’oliva a crudo.

Il tessuto produttivo del Sud Italia è caratterizzato da PMI, spesso con ottimi prodotti ma anche slegate tra loro nell’attività di promozione e internazionalizzazione. Ritiene che diventerà ancora più importante coordinare tali azioni tra PMI verso il mercato GB post Brexit?

Assolutamente si. E fuori di dubbio che avere una voce comune crea un vantaggio sopratutto in un momento in cui le negoziazioni in corso sono innumerevoli. Bisogna conservare le PMI ed aiutarle a crescere perchè secondo me sono loro che creano unicità ed eccellenza qulitativa. In tutta onesta’ penso che CONFAPI possa e debba giocare un ruolo trainante specialmente in questo periodo di incertezza e novità.