“L’industria Chimica come Competenza abilitante per il Made In Italy e per lo Sviluppo Sostenibile”, questo il titolo dello studio, condiviso da tutte le parti sociali del settore chimico tra cui Confapi, realizzato da The European House Ambrosetti da cui emerge come l’industria chimica italiana, che a oggi vale 67 miliardi di euro e quasi 40 miliardi di export, grazie a una politica industriale a favore del settore apporterebbe ulteriori 22,2 miliardi di valore aggiunto e decine di migliaia di posti di lavoro.
“Il nostro settore, quello chimico, gioca un ruolo centrale nella nostra economia – dichiara Daniela Ramello, vicepresidente vicario di Unionchimica Confapi - Le piccole e medie industrie che rappresentiamo sono il motore di innovazione, sostenibilità e crescita economica, e si trovano all’intersezione tra innovazione, sostenibilità e sviluppo locale, rappresentando l’anello cruciale per dare concretezza agli obiettivi di recupero degli scarti, sviluppo di nuovi materiali e reshoring della produzione. Le sfide e le opportunità davanti a noi sono enormi, ma la forza della nostra filiera produttiva risiede nella sua capacità di innovare e di adattarsi alle trasformazioni del mercato in un contesto globale estremamente complesso”.
“Dallo studio – aggiunge Ramello - emerge che le aziende chimiche sono le più virtuose rispetto alla transizione ambientale per investimenti in tecnologie ecosostenibili. La nostra forza è nella collaborazione di tutti gli attori: le associazioni datoriali, i sindacati, le istituzioni ai vari livelli, i centri di ricerca – il sistema Italia, insomma. Solo attraverso una stretta cooperazione e un supporto adeguato –conclude - le nostre Pmi potranno contribuire alla creazione di un ecosistema industriale italiano competitivo, innovativo e proiettato al futuro, in grado di generare valore e sviluppo sostenibile per l’intera filiera chimica contrastando Paesi concorrenti ed emergenti che non investono in ricerca e nel rispetto della transizione ecologica e della sostenibilità ma fanno leva principalmente sul basso costo della manodopera”.