Si è svolto oggi l’incontro organizzato dall’On.le Claudia Porchietto, alla presenza anche dell’On.le Antonio Tajani, in merito al voto espresso a Strasburgo la settimana scorsa sul pacchetto “FIT FOR 55%” della Commissione UE, che comporterà lo stop totale della produzione di motori a combustione fossile dal 2035. Previsione che rappresenta un danno enorme alla filiera automotive italiana, stimato nella perdita di circa 70.000 posti di lavori e centinaia di milioni di euro di investimenti. Il vicepresidente nazionale di Confapi, Cristian Camisa, ha aperto il suo intervento ricordando che la sostenibilità ambientale dovrebbe andare di pari passo con quella industriale. Inoltre, è importante ricordare che, secondo dati ufficiali dell’Agenzia europea per l’ambiente, il settore dei trasporti in Europa incide solo per il 5% sulle emissioni di gas serra a livello globale. Un valore sicuramente da non sottovalutare ma comunque residuale in un contesto complessivo. Secondo Confapi, le circa 500 aziende del settore che rischiano di chiudere a causa di questa scelta europea non sono favorevoli ad una riconversione totale verso l’elettrico. Grazie alle tecnologie oggi disponibili, è possibile intraprendere una fase di transizione che tenga conto e unisca i due mondi del motore endotermico con quello elettrico. Inoltre, le stime fatte sui circa 70 mila posti di lavoro potrebbero in realtà aumentare notevolmente, in quanto in una riconversione in favore dell’elettrico le industrie italiane non avrebbero più motivi per operare nel nostro paese. Infatti, il know-how del settore (motori, batterie, ecc.) è già stabilmente operativo fuori non solo dai confini italiani ma anche da quelli europei. In Italia esistono poi delle considerevoli problematiche di tipo infrastrutturale che impedirebbero sul nascere qualsiasi progetto per una diffusione massiccia dei veicoli elettrici nel nostro paese. Infine, riguardo la politica energetica del paese, Camisa ha ricordato che a causa della crisi in atto, l’Italia è stata recentemente costretta a riattivare alcune centrali elettriche a carbone. E’ quindi fondamentale rimanere realisti sulle concrete possibilità di una riconversione così impattante per il nostro paese, vagliando insieme al mondo dell’industria tutte le alternative ecologiche che oggi la tecnologia ci mette a disposizione.