«SMART WORKING E PIÙ FLESSIBILITÀ: IL LAVORO CAMBIA»

«SMART WORKING E PIÙ FLESSIBILITÀ: IL LAVORO CAMBIA»

FOCUS DI CONFAPI: I NUOVI SCENARI TRA ESIGENZE DI VITA E BISOGNI DELLE IMPRESE

«I lavoratori chiedono alle aziende lo smart working e pretendono benessere nel luogo dove svolgono la loro attività. Alle imprese è richiesta flessibilità». Liliana Tessaroli, dirigente dell’Agenzia regionale per il lavoro, riassume con queste parole il modo in cui si sta modificando il mercato del lavoro. Il tema è stato affrontato ieri in un seminario organizzato da Confapi Industria Piacenza dal titolo emblematico: “Il lavoro che cambia: fra esigenze di vita e bisogni delle imprese”.

Nulla è più come prima. Da intendersi “come prima del Covid”. Il mercato del lavoro si muove e chi opera al suo interno deve far fronte alla nuova mentalità di chi il lavoro lo cerca e ai bisogni delle aziende. Introdotta da Marika Lusardi, vicedirettrice di Confapi, e da Pietro Ercini, presidente di Metronotte Piacenza e membro della giunta di Confapi, Tessaroli ha spiegato che oggi «chi cerca un lavoro non considera determinante come in passato avere un contratto stabile. Dopo la pandemia incidono altri elementi, c’è richiesta di smart working, si domanda se in un posto si lavora di sabato o di domenica. In sintesi, sono cambiate le sensibilità».

Cosa devono fare allora le aziende? «Essere flessibili - dice Tessaroli - l’innovazione tecnologica non può prescindere da questo». Non solo però. «È fondamentale che le imprese lavorino sulla formazione continua, solo così si può restare sul mercato del lavoro. La formazione è l’unico elemento per superare le difficoltà di reperimento del personale. Perché il mercato del lavoro sia dinamico e con tassi buoni di occupazione occorre trovare l’equilibrio fra le esigenze del personale e quelle di business delle aziende».

L’intervento di Tessaroli, che ha portato alcuni dati sull’occupazione nel piacentino, ha messo nel mirino il gender gap. Piacenza, dice, sotto questo profilo non va male, ma può fare meglio.

«I dati dell’occupazione dimostrano, ancora, l’esistenza di un gender gap - dice la dirigente - a Piacenza e in generale in Emilia Romagna il tasso di occupazione maschile è migliore di quello europeo e del nazionale. Per le donne invece, pur essendo superiore a quello nazionale, il tasso resta inferiore a quello europeo». In Emilia Romagna il tasso di occupazione maschile è infatti di 76,8% contro il 75,1% dell’Unione europea, mentre per quanto concerne le donne la media si assesta in Regione sul 64,4% contro il 65,7% dell’Europa. Se è vero che il gender gap ancora fatica a ridursi, Tessaroli diffonde un po’ di ottimismo: «Nel 2023 abbiamo avuto un recupero delle posizioni lavorative da parte delle donne in maniera più marcata rispetto agli uomini».

In termini di settori professionali, la parte del leone è stata giocata dalla voce “altri servizi”, dove non a caso è inserita la logistica. Sembra dunque che si stiano superando alcune difficoltà del periodo pandemico.

«I dati del nostro osservatorio ha spiegato - dimostrano che durante il Covid le donne hanno fatto un ricorso allo smart working imparagonabile rispetto a quello fatto dagli uomini, questo a causa degli asili e delle scuole chiuse. La cura dei figli è ricaduta quasi tutta su di loro».

Altro dato significativo riguarda la popolazione inattiva a Piacenza, molto cresciuta durante la pandemia soprattutto parlando di lavoro autonomo. Anche qui giungono quindi segnali incoraggianti. «Nel 2023 in provincia di Piacenza sono state recuperate 2mila unità delle 6mila che si erano perse nel periodo fra il 2018 e il 2022» dice Tessaroli.

All’incontro hanno preso parte anche i rappresentanti delle agenzie Adecco, Gi Group Spa, Humangest Spa, Jobtech, Ranstad Spa, Risorse Spa e Synergie Italia Spa, a dimostrazione dell’importanza di fare combaciare domanda e offerta. In tal senso, Marika Lusardi spiega che Confapi ha attivato un servizio mediante il quale raccoglie dalle agenzie i profili dei migliori candidati disponibili mettendoli in contatto con le aziende associate. Da aprile 2023, quando è stato attivato il servizio, sono stati 465 i profili inviati alle aziende, che hanno portato a 84 contratti chiusi. Il profilo dei 465 lavoratori: l’età media è 30 anni, il 59% ha il diploma, il 25% la laurea, il 9% una qualifica professionale e il 7% la licenza di scuola media, mentre le mansioni sono fra le più variegate: dagli operai ai responsabili di produzione, dai tintori agli informatici.