IL VICEPRESIDENTE DI CONFAPI INTERVIENE SULLE DIFFICOLTÀ DELLE IMPRESE: AUMENTI DI LUCE E GAS DAL 30 AL 40%
«Registriamo un importante aumento delle utenze energetiche delle aziende, che per quanto riguarda la sola materia prima sono quasi triplicate in un anno, anche se l’aumento dell’imponibile - con trasporto, oneri di sistema e accise - è raddoppiato». Le parole di Andrea Paparo, direttore di Confapi, sono il riscontro di come il rincaro dei costi di luce e gas sia al centro dei pensieri della piccola e media impresa. Se è vero che le aziende erano preparate a questo incremento del prezzo dell’energia, fanno sapere dall’associazione di categoria, è altrettanto vero che al momento dell’arrivo delle fatture l’impatto per le imprese è stato ed è pesante. Il rischio concreto è di vedere compromessi i propri margini e i propri bilanci. Vincenzo Cerciello, vicepresidente di Confapi e delegato per l’energia dell’associazione, entra nel merito di un tema che è sulla bocca di tutti, che segue la filiera verrebbe da dire: tocca infatti chi deve pagare le materie prime per produrre, ma anche il privato che acquista il prodotto finito. Nessuno è risparmiato dal rincaro dei costi, pertanto la situazione rischia di compromettere la ripresa dopo 18 mesi di pandemia, nonostante i gruppi di acquisto siano impegnati per mitigare i rincari e consigliare sulle scelte giuste da compiere.
Vincenzo Cerciello, innanzitutto qual è l’incidenza dell’aumento delle bollette?
«Gli aumenti vanno dal 30 al 40%. Come responsabile dell’energia posso dire che abbiamo un gruppo di acquisto per cercare di ottenerla alle migliori condizioni possibili. Abbiamo finora lavorato in questa direzione, affinché per le nostre imprese ci siano condizioni favorevoli, ben più difficili da strappare se ci si presenta singolarmente.
Ma le complicazioni esistono». Si riesce a limitare i danni?
«Con la nostra forza, ringraziando il Cielo, vi si riesce, e i nostri associati ne stanno beneficiando. Purtroppo, però, in questo momento non c’è alcun controllo sui prezzi».
In quali difficoltà vi imbattete?
«Mentre prima si potevano trovare contratti a prezzi bloccati per tutto l’anno, oggi non è più così. Ora conviene comprare a prezzi variabili, dal momento che nessuno oggi se la sente di bloccare il contratto per un anno, in quanto nessuno è in grado di prevedere l’andamento delle tariffe. Questo la dice lunga sulla situazione che stiamo vivendo».
Ma l’impatto del costo dell’energia è il medesimo per tutti i settori?
«È differente in funzione delle diverse attività».
Può fare qualche esempio?
«Oggi il costo dell’energia per fondere le materie prime rappresenta una delle voci di costo principali. Tutto è più costoso: dal loro prezzo, come l’acciaio e l’alluminio, a quello della loro lavorazione e produzione».
Si riesce a ottenere una stima in termini percentuali?
«Ci sono settori in cui l’incremento dell’energia ha un impatto che, espresso in punti percentuali, può raggiungere la doppia cifra sul costo finale del prodotto. Questo ad esempio per le aziende che si occupano della trasformazione delle materie prime. Ma in maniera diretta o indiretta il costo dell’energia va a impattare su tutto il sistema industriale; ad esempio la mia azienda, Nordmeccanica, che si occupa molto di assemblaggio, riesce a resistere nonostante questo rincaro, però lo ritrova quando occorre comprare acciaio e ferro». Il Governo sembra intenzionato a chiedere un contributo di solidarietà agli operatori energetici per contenere l’aumento dei prezzi.
Cosa ne pensa?
«Vanno investigate a fondo le motivazioni per cui il prezzo sale. Un’operazione che argini il rincaro di uno o due punti percentuali serve a poco dato l’ampiezza degli aumenti. Meglio di niente, intendiamoci, ma non cambierebbe la prospettiva».
Questa corsa al rialzo dei prezzi può compromettere la ripresa?
«Dipende dal mercato. Per un’azienda che realizza prodotti con macchine che assorbono molta energia occorre capire se il mercato riesce ad assorbire un prezzo duplicato o triplicato. È un problema che si trova ad affrontare soprattutto la piccola impresa. Ci sono tante aziende artigianali o di famiglia che non sanno se il mercato riuscirà a reggere l’aumento dei prezzi dei prodotti. Si domandano: cosa mi succede se immetto prodotti che costano molto di più?».
Domande, dubbi, incertezze che si fanno sentire di più per le piccole aziende. C’è chi potrebbe non farcela?
«Viviamo una situazione in cui il mercato è comunque dinamico. Il manifatturiero ad esempio va veloce, ci sono molti ordini. Il punto è che, in una situazione già incerta di suo, si aggiunge un nuovo fattore di incertezza, come l’aumento dei costi dell’energia, il cui impatto ancora non è chiaro». Un altro di questi fattori è la pandemia. «Come già detto da Confapi, la percentuale di chi è a casa in quarantena è di circa il 10%. Attendiamo, ma le aziende fra green pass e dispositivi di sicurezza restano oggi fra i luoghi più sicuri».