“Da anni chiediamo di fare un passo avanti verso la logistica di qualità, che deve passare per investimenti pubblici e privati su infrastrutture e servizi”. Parte così Giacomo Ponginibbi, presidente di Confapi Industria Piacenza come commento dell’inchiesta del Sole 24 Ore sul cambiamento della logistica a Piacenza 25 anni dopo la “prima Ikea”.
L’inchiesta del quotidiano ripropone a un territorio né cieco né sordo una riflessione – spiega Ponginibbi – non si scoprono oggi i numeri importanti in termini di imprese, occupati e indotto che questo settore ha portato negli anni: tante indagini sono state fatte anche a livello locale. Meno chiare, seppure evidenti, sono invece le conseguenze ambientali e la trasformazione sociale e demografica che si è accompagnata allo sviluppo della logistica a Piacenza. È evidente che il consumo di suolo e l’indotto non abbiano migliorato la già grave situazione ambientale in cui viviamo”.
Ma non solo: Ponginibbi sottolinea anche come “per anni la logistica sia stata “un mondo a sé” sotto molti aspetti”: “Pensiamo che solo nel 2012 è stato stilato un primo protocollo provinciale, in seguito alle prime agitazioni che hanno attirato l’attenzione dell’opinione pubblica – fa notare – tutti allora capirono che c’erano operatori, sia nella committenza sia negli appalti, seri e virtuosi e altri che invece operavano fuori o ai limiti della legalità. Su questo fronte possiamo dire che il territorio ha fatto tanto con numerose iniziative coordinate dalla Prefettura e coinvolgendo associazioni di categoria e sindacati nella corretta applicazione dei contratti e della normativa”.
Eppure, nonostante l’impegno, non ci si può fermare: “Confapi Industria Piacenza non fu tra le promotrici della logistica a tutti costi – evidenzia Ponginibbi – e da anni l’associazione chiede di fare un passo in avanti verso una logistica di qualità che deve passare per investimenti pubblici e privati su infrastrutture e servizi. Oggi ci sono parti di alcuni poli logistici che sembrano “terra di nessuno”, ma anche esempi virtuosi di sviluppo, efficienza e sostenibilità come il polo di Castel San Giovanni”.
La riflessione che l’associazione industriale fa è allora una sola: “Ha ancora senso interrogarsi sull’ipotesi “logistica sì o logistica no”? La risposta non è già stata data ormai nei decenni passati? Si può tornare indietro con una macchina del tempo? Noi pensiamo di no – va avanti il presidente – noi, che facciamo impresa, siamo abituati a guardare avanti e ci chiediamo che tipo di logistica ci sarà tra vent’anni. La tecnologia sta andando avanti, l’automazione dei magazzini non è il domani, ma addirittura l’oggi. Dobbiamo coniugare questi aspetti e pensare come migliorare le professionalità del “popolo della logistica” con una integrazione nel tessuto industriale migliore, proprio in un momento di scarsità di risorse umane in diversi settori. Certo dirlo è semplice, ma è una sfida che non si può rimandare: tutto il territorio deve aprire un confronto permanente su questo tema per una visione futura di Piacenza. E, vale la pena ricordarlo, il tempo sta scadendo”.