Proposta di legge regionale Società API-BAS SpA - De Salvo: legge inaccettabile e con forti dubbi di legittimità costituzionale - Disponibili a un confronto sulla riforma dei Consorzi Industriali

Proposta di legge regionale Società API-BAS SpA - De Salvo: legge inaccettabile e con forti dubbi di legittimità costituzionale - Disponibili a un confronto sulla riforma dei Consorzi Industriali

La Regione Basilicata ha avviato il processo di riforma dei Consorzi per lo Sviluppo Industriale, elaborando una proposta di legge che mette in liquidazione l’Ente consortile di Potenza e ponendo le basi per la costituzione di un Consorzio unico regionale, senza tuttavia dare alle Associazioni industriali il tempo necessario per presentare proprie proposte.

Una materia così complessa e di vitale importanza per il tessuto produttivo regionale non può essere trattata in pochi giorni – osserva il presidente di Confapi Matera, Massimo De Salvo, chiamato a fare osservazioni alla proposta di legge nei giorni 24, 25 e 26 dicembre. Sulla questione gli imprenditori non sono stati ascoltati e una richiesta alla vigilia di Natale appare assolutamente irriguardosa del ruolo delle Associazioni e del rispetto reciproco che da parte di Confapi Matera non è mai mancato nei confronti delle Istituzioni Regionali. 

Tuttavia, da una prima lettura del testo legislativo sulla governance degli Enti Consortili – prosegue il presidente De Salvo – sono sorti forti dubbi di legittimità anche di tipo costituzionale riguardo a diversi aspetti dell’articolato. Innanzitutto, la scelta della natura giuridica della Spa e non di Ente Pubblico Economico è in chiaro contrasto con la legge n. 317/91 che esplicitamente vuole che i soggetti giuridici gestori delle aree industriali siano enti pubblici economici. La natura giuridica della SPA è anche incompatibile con i compiti propri dei soggetti gestori, con particolare riferimento alla pianificazione urbanistica e ai poteri di esproprio.

Inoltre, è quantomeno singolare se non addirittura in contrasto con la Costituzione e la legge-cornice nazionale, la circostanza che vedrebbe il territorio regionale disciplinato in maniera completamente diversa, con la provincia di Matera disciplinata dall’attuale normativa e la provincia di Potenza assoggettata alla nuova regolamentazione. È probabile che il Governo impugni la legge dinanzi alla Corte Costituzionale. Infine, non è chiaro se la delegificazione preluda  alla messa in liquidazione anche del Consorzio di Matera, attraverso la semplice adozione di un provvedimento regolamentare. 

Esistono – commenta il presidente di Confapi Matera – numerose altre criticità che abbiamo rilevato. Il testo della proposta di legge fa presupporre che titolare delle funzioni che si vorrebbero affidare alla costituenda SPA, sarebbe in realtà la Regione Basilicata la quale assurgerebbe a committente, con tutte le relative responsabilità anche di tipo patrimoniale. Le modalità con le quali si ipotizza il trasferimento del personale fanno presagire un appesantimento dei costi, che con molta probabilità hanno portato alla decozione del Consorzio di Potenza. La non contestuale nomina del liquidatore rispetto alla messa in liquidazione del Consorzio provocherebbe una vacatio assolutamente deleteria.

Pertanto – conclude De Salvo – la proposta di legge così come strutturata è nella sua interezza inaccettabile in quanto è chiara la recondita finalità di arrivare all’unificazione dei due consorzi. Operazione su cui Confapi Matera da tempo ha mosso rilievi e contro la quale si opporrà in tutte le sedi opportune. Occorre ricordare ancora una volta al decisore pubblico, oggi impegnato con urgenza nella liquidazione del Consorzio di Potenza, le motivazioni che hanno portato a tale deficitaria situazione e alla creazione di un debito così rilevante da meritare un’apposita e specifica riflessione per evitare il ripetersi degli stessi errori.

Questa situazione, anziché consentire la serena discussione sullo sviluppo di questi Enti, blocca ogni ipotesi di riforma e risanamento a danno di chi ha operato correttamente e delle imprese che hanno scelto le nostre aree produttive e ne sostengono i costi. 

La questione viene risolta dalla proposta di legge con una superficialità eccessiva, senza neanche prendere in considerazione le istanze che da tempo provengono dalle organizzazioni datoriali per un loro coinvolgimento nella governance degli enti o consorzi che siano. In tal senso, occorre fare riferimento alle migliori pratiche di analoghe strutture dove la partecipazione degli imprenditori è maggioritaria nella rappresentanza e nel governo. 

Massimo De Salvo conclude le sue osservazioni al testo legislativo riservandosi di ulteriormente dedurre nei prossimi auspicabili confronti istituzionali e pubblici sul tema della disciplina organica della gestione delle aree produttive regionali.