Incremento del Pil e previsioni di crescita ma difficoltà per assenze da Covid e per i rincari aggravati dalla guerra
Un supporto immediato alle imprese. È quello che chiede, con un intervento a più voci, Confapi Industria Piacenza. «I dati 2021 rilevati dal nostro osservatorio - dice il direttore Andrea Paparo - confermati dall’indagine annuale di Unioncamere Emilia-Romagna, hanno evidenziato un sistema economico che ha avuto un’importante ripresa, con un incremento del Pil e con previsioni di crescita anche per l’anno in corso. Dopo la caduta del prodotto interno lordo del 9,3% nel 2020, la ripresa stimata per il 2021 dovrebbe avere raggiunto il 6,9%. Mentre il 43% delle imprese intervistate nel mese di gennaio 2022, composto da un campione di aziende associate, afferma che il portafoglio ordini del primo trimestre 2022 è superiore al medesimo trimestre 2021, il 34% in linea ed il restante 23% inferiore all’anno precedente». «Sul lato del mercato del lavoro - prosegue Paparo - il 66% delle imprese a gennaio non prevedeva revisioni all’organico aziendale nel corso dell’anno, mentre il restante 34% lo ritiene necessario in termini di nuove assunzioni. Solo l’11% delle aziende dichiarava che dovrà fare ricorso alla cassa integrazione. Permangono difficoltà nel reperire lavoratori con competenze adeguate, come segnalato anche dal 48% delle imprese intervistate». Nonostante queste premesse, conclude Paparo, l’avvio del 2022 ha visto subito accentuarsi una serie di problematiche quali il picco di assenze causato dalla fase più acuta di contagi Covid-19 fino all’incremento smisurato di energia e materie prime. L’aumento dei costi di produzione legati all’approvvigionamento di energia e delle materie prime infatti – evidenzia il presidente di Confapi Industria Piacenza Giangiacomo Ponginibbi - hanno inevitabilmente influenzato il clima di fiducia delle imprese sugli andamenti economici nella prima parte del 2022. Ora il conflitto in Ucraina apre a uno scenario pieno di incognite, condizionando le prospettive della ripartenza post pandemia che era avviata. Le materie prime negli ultimi 15 giorni sono andate alle stelle e, ancor più grave, senza la certezza del prezzo di acquisto da parte delle imprese». «Occorre ora – continua Ponginibbi - dare supporto immediato alle imprese intervenendo con un piano nazionale ben più concreto a protezione degli aumenti dei costi energetici e di gas e, oltre a questo, assistere le aziende maggiormente colpite dai riflessi della guerra, partecipare proattivamente alla definizione e attuazione delle azioni necessarie per dare forma e sostanza al Pnrr, accompagnare le imprese nelle transizioni che ci attendono in ambito digitale, demografico, ambientale ed energetico». I vice presidenti Anna Paola Cavanna, Vincenzo Cerciello ed Elisabetta Curti espongono la situazione in merito al rispettivo settore di riferimento.
«I dati relativi all’anno 2021 – dichiara la vice Presidente Anna Paola Cavanna – ci mostrano il settore packaging con volumi in crescita, che ben ha saputo reggere e affrontare una crisi sociale ed economica di grande portata. Per quanto riguarda le quotazioni delle materie prime utilizzate per produrre imballaggi risultano tutte in fortissimo aumento, con impennate già nel primo semestre 2021. Questo fenomeno ha riguardato tutti i materiali, soprattutto l’alluminio. Non solo per il prezzo ma anche per l’approvvigionamento: quantità contingentate da parte dei fornitori con tempi lunghissimi di consegna».
Sempre in ambito packaging, ma dal lato dei produttori di macchine per il confezionamento e l’imballaggio interviene il vice presidente Vincenzo Cerciello: «Il settore vede un fatturato complessivo di +8-10% rispetto al 2020. Ma se i dati confermano una ripresa totale delle attività e una ripartenza solida per il settore che può già contare sui primi 7 mesi del 2022 di produzione assicurata, a frenare gli entusiasmi l’aumento del 30% dei costi di produzione. A pesare sul bilancio l’aumento dei prezzi delle materie prime, l’aumento dei costi della componentistica con le consegne spesso in ritardo, l’aumento dei costi di trasporto e il rincaro dei costi energetici che alimentano le nostre aziende».
Per la vice presidente Elisabetta Curti «è un momento difficile in cui lavorare anche per chi si occupa direttamente di energia elettrica e gas. Chi fa il prezzo ora è la situazione geopolitica ulteriormente aggravata dalla guerra. Viviamo, purtroppo, un periodo di forti tensioni, in Italia al momento non c’è pericolo di restare senza forniture. Ora dobbiamo fare dei sacrifici per garantire un futuro più sostenibile al riparo da qualsiasi speculazione. Ci aspetta un percorso di coscienza collettiva».