L’EXPORT BRESCIANO VOLA ANCHE NEL TERZO TRIMESTRE

L’EXPORT BRESCIANO VOLA ANCHE NEL TERZO TRIMESTRE

Nel terzo trimestre 2021 le esportazioni bresciane ammontano a 4.553 milioni di euro, in crescita del 21% rispetto allo stesso periodo del 2020. In crescita anche le importazioni, passate da 1.799 a 2.890 milioni circa (+60%). Il saldo commerciale è positivo per 1.660 milioni di euro. A osservarlo è il Centro Studi Apindustria Confapi Brescia rielaborando i dati Istat. Brescia – insieme a Milano, Torino, Firenze, Roma, Vicenza e Bergamo – è nel gruppo delle provincie italiane che, nel terzo trimestre, ha dato il contributo positivo più significativo all’export italiano.

A livello cumulato, nei primi nove mesi dell’anno le esportazioni bresciane hanno raggiunto la quota record di 13.862 milioni di euro, in netta crescita non solo rispetto al 2020 (10.692 milioni, +29,6%) ma anche rispetto al 2019 (12.385 milioni, +12%) e al 2018 (12.650 milioni, +9,5%). Nei primi nove mesi del 2021 il saldo commerciale è positivo per circa 5.590 milioni di euro.

A livello di macroaree, l’export bresciano è positivo in tutte le zone. A livello cumulato, nell’area Ue 27 post Brexit le esportazioni sfiorano i 9 miliardi di euro (+33% sul 2020), nell’Europa non Ue la crescita è del 27% (1.714 milioni di euro). Molto positiva anche la dinamica fuori dal continente. In America settentrionale le esportazioni bresciane superano il miliardo di euro (+22%), in America centro meridionale la crescita è del 36% (329 milioni l’export complessivo). In Asia, dove le esportazioni hanno superato i 1.280 milioni, la crescita è del 16%. Segno positivo anche in Africa (387 milioni, +32%) e in Oceania (111 milioni, +25%).

«Dati confortanti per il nostro sistema industriale, confermati anche dal nostro osservatorio, che testimoniano la capacità delle nostre imprese di riprendersi - afferma Pierluigi Cordua, presidente di Apindustria Confapi Brescia -. L'auspicio è che non sia un semplice rimbalzo e che il 2022 possa confermare la direzione di marcia positiva del nostro sistema produttivo. Sperando che la speculazione sulle materie prime si fermi e si possa quindi calmierare il lato dell'offerta, dando qualche margine in più alle nostre imprese».