«Il Made in Italy non ha perso competitività all’estero»

«Il Made in Italy non ha perso competitività all’estero»

L’ANALISI DEL VICEPRESIDENTE CERCIELLO: «IL PIANO DI TRANSIZIONE 4.0 OFFRE OPPORTUNITÀ DI RIPRESA»

 «La pandemia? Ci ha insegnato a essere sempre più strutturati per seguire i mercati esteri». Vincenzo Cerciello, vicepresidente di Confapi Industria Piacenza, traccia così il bilancio di questo anno difficile sotto tanti aspetti. Un anno, evidenzia l’imprenditore di Nordmeccanica, che «ha messo alla prova le aziende italiane del nostro settore e le ha stimolate a migliorarsi». Cerciello fa dunque il punto della situazione, andando a toccare non solo gli effetti della pandemia sull’export italiano e le sue prospettive, ma anche delle questioni più stringenti e di attualità: ecco allora le possibilità rappresentate dal Piano di Transizione4.0, ma anche gli effetti della Plastic Tax che entrerà in vigore dall’inizio del prossimo mese di luglio.


Dottor Cerciello, partiamo innanzitutto da questi ultimi dodici mesi segnati dal covid: secondo lei la pandemia ha comportato una perdita di competitività delle imprese italiane del settore del packaging in relazione ai mercati esteri?

«In questo momento possiamo dire con orgoglio che in generale le aziende italiane del nostro settore non hanno perso la loro competitività sui mercati esteri, ma anzi abbiamo notato che anche la stessa domanda di packaging è cresciuta in modo uniformante in tutto il mondo».

 

Fra gli strumenti messi sul tavolo per stimolare la ripresa dell’economia c’è anche il Piano di Transizione 4.0, strutturato con l’obiettivo di stimolare gli investimenti privati e dare stabilità e certezze alle imprese: lei pensa che possa davvero rappresentare uno strumento efficace per la ripresa?

«Personalmente sono sicuro che la 4.0 rappresenti un piano di sviluppo costante: da quando è stato introdotto ha portato diversi benefici al settore industriale in generale e infatti ha spinto le aziende ad investire in nuovi impianti ad alto contenuto tecnologico. Il beneficio lo si è registrato sia sulla filiera industriale ma anche per le aziende stesse perché ha permesso soprattutto alle piccole e medie aziende di colmare il gap tecnologico con il mercato europeo. Confido e mi auguro che si possa prevedere un prolungamento per almeno i prossimi cinque anni e con regole certe in modo da permettere così alle aziende di poter programmare i loro futuri piani di investimento».

 

Cambiando un attimo argomento, parliamo della Plastic Tax che entrerà in vigore dal primo luglio di quest’anno: ritiene che possa essere un provvedimento incisivo dal punto di vista ambientale?

«Va considerata la situazione di oggi. Per quanto mi riguarda penso che applicare nuove tasse non sia la soluzione a nessuna tipologia di problematica e questo vale anche e soprattutto sull’imballo. Inoltre vorrei sottolineare che proprio durante la pandemia abbiamo potuto toccare con mano i vantaggi degli imballaggi attualmente utilizzati: questi vantaggi sono sia in termini di sicurezza alimentare che di conservazione dei
prodotti stessi perché permettono di conservarne le proprietà organolettiche e soprattutto di non portare a una interruzione della filiera alimentare che dal produttore va al consumatore».

 

Un’ultima domanda: dal suo osservatorio come vede l’andamento dell’export italiano?

«Il prodotto made in Italy continua ad essere un prodotto vincente e soprattutto apprezzato dai e nei mercati di tutto il mondo. Chiaramente il Covid ci ha insegnato che sempre di più bisogna essere strutturati per seguire i mercati esteri al fine di continuarli a servire opportunamente anche durante una pandemia».