Le testimonianze delle aziende del settore, fra timori e aspettative
Interessanti sono le testimonianze dirette di alcuni imprenditori aderenti a Confapi che calano nella concretezza gli umori generali sull’andamento dell’economia industriale.
Bene le nicchie
Giuseppe Ballotta, presidente di Unionmeccanica, conferma il rallentamento della meccanica, con un primo trimestre in tenuta grazie agli ordinativi dell’anno passato, un secondo trimestre più lento ma con dati positivi e un terzo decisamente in calo. Tendenza che arriverà sino a fine anno. « Materie prime, la diminuzione degli ordini hanno di conseguenza fatto abbassare i prezzi delle materie prime che non erano così da almeno 3 anni » spiega Ballotta. « I vari crediti d’imposta e industria 4.0 hanno drogato il mercato. Non positiva è la transizione 5.0 che ha forti limiti rispetto a 4.0».
In quanto al Cbam, nuovo tributo ambientale finalizzato a garantire che gli sforzi di riduzione delle emissioni di gas serra, è «un altro limite che porta la produzione fuori dal mercato Ue». Alti costi energetici rispetto ai mercati Ue e una diminuzione della richiesta di personale fanno da corollario. « Essenzialmente non risentono particolarmente di questa situazione le aziende metalmeccaniche specializzate in produzioni di nicchia. Per le altre si prevede una chiusura del fatturato attorno a meno 10/15 per cento rispetto al 2023». In forte sofferenza sono le aziende della subfornitura dell’automotive verso la Germania. Unico a non avere problemi è il settore ferroviario, con ordinativi per il 2025. Lino Lazzari (BTF) osserva che «chi fa una meccanica specializzata di alto livello sta lavorando al massimo ed ha un buon portafoglio ordini già acquisito». BFT è coperta con ordini sono all’aprile 2025, è la meccanica più povera che sta soffrendo. « Ho visitato alcune aziende per poter subappaltare lavorazioni e ho visto che molte avevano le macchine ferme. Non erano però in grado di lavorare i nostri pezzi». Altro tema storico: non si trova personale qualificato. In quanto all’industria 5.0 «è un mezzo fallimento - prosegue - per tempistiche, contenuti e complessità burocratiche. Pochissime aziende potranno usufruire dei benefici. Anche alla fiera Bimu il clima non era dei più felici. Pochi partecipanti, pochi espositori, in due ore si girava tutta la Fiera».
La tenuta
Paolo Cella de La Meccanica Padana ha una clientela estera e specialmente medio orientale, e conferma il calo degli ordinativi «che dura da più di sei mesi». Ci sono però progetti in itinere, che possono cambiare la situazione. Seppur in calo rispetto agli ultimi due anni, non siamo in una situazione che al momento « possa farci pensare a scenari particolarmente critici». Naturalmente, data la pericolosa situazione internazionale, nulla sembra certo e stabile. La Tecninox, spiega Marco Piccoli, accusa un calo di ordinativi e non vede effetti positivi del piano di transizione 5.0. «Ci aspettiamo in una ripresa da febbraio 2025».
E infine Marco Solari (Zenit), conferma il calo «attualmente stiamo lavorando a pieno e su alcune macchine facciamo straordinari ma la previsione non è rosea. Stiamo valutando se far fare qualche giorno di ferie ad alcune persone che sono più scariche. Se non cambia il trend ci saranno grossi problemi nei primi mesi del ‘25».