«Se un imprenditore ha rispettato i Protocolli per la sicurezza sui luoghi di lavoro per contrastare e contenere la diffusione del Covid-19, se dimostra di averli applicati in modo puntuale, con scrupolo e diligenza, deve essere esentato dalla responsabilità penale». È quanto ha dichiarato il Presidente dei Giovani Imprenditori di Confapi Matera, Eustachio Papapietro. «Il rischio di finire a processo con un’accusa penale sta bloccando molti giovani imprenditori materani nella riapertura delle proprie aziende, specie le più piccole e in settori a rischio».
Il problema è l’equiparazione fatta dall’articolo 42 del decreto legge n. 18/2020 tra infortunio sul lavoro e contagio da Covid-19. Questo comporta la copertura assicurativa automatica dell’Inail e quindi potrebbe portare l’imprenditore a subire una sanzione penale per i reati di lesioni ai sensi dell’art. 590 c.p. e omicidio colposo ai sensi dell’art. 589 c.p. nel caso di decesso.
Spetterà dunque all’imprenditore, poi, dimostrare che il suo dipendente sia stato contagiato altrove. E qui le difficoltà sono tante considerando che il lungo periodo di incubazione del virus non permette di avere certezza sui tempi, il luogo e la causa del contagio. Inoltre va considerata l’eventualità di escludere con sufficiente certezza l’esistenza di altre cause del contagio. Per non parlare poi dei soggetti asintomatici che, come tali, sono difficili da individuare e contenere.
“Questa situazione paradossale – ha affermato il Presidente Papapietro – preoccupa soprattutto i giovani imprenditori che, in quanto tali, hanno una visione prospettica delle proprie aziende spostata in avanti di 30-40 anni. Essi, dunque, non possono permettersi di sostenere altri costi per dimostrare la non responsabilità, costi che andrebbero a incidere pesantemente sui bilanci aziendali, offuscando il futuro lavorativo di per se già nero”.
«Le nostre aziende – ha concluso il Presidente dei Giovani Imprenditori di Confapi Matera - nonostante le perdite di fatturato, non solo stanno, con fatica e ulteriori investimenti, adempiendo ai protocolli anticontagio per potersi rimettere in marcia in sicurezza ma, adesso, dovranno procedere con una nuova e pesante spada di Damocle sulla testa. Con amarezza devo, ancora una volta, riscontrare che questo nostro Paese fa sempre fatica a riconoscere il valore economico e sociale dell’impresa».