Sono quasi due anni che ripetiamo che la nuova Carta degli aiuti a finalità regionale, prevedendo per la Basilicata contributi di 10 punti percentuali in meno rispetto alle regioni limitrofe, penalizza le imprese lucane che partecipano ai bandi di finanziamento per il periodo 2022-2027.
Inoltre, anche nella ZES unica del Mezzogiorno l’intensità dell’aiuto fa riferimento alla Carta redatta dalla Comunità Europea, nuocendo al nostro sistema economico. Tutto ciò rende il nostro territorio poco attrattivo per eventuali investitori che devono valutare dove insediare i propri stabilimenti, creando ricchezza e occupazione.
La causa di questa disparità di trattamento e di conseguente perdita di competitività sta nel Prodotto Interno Lordo pro capite della Basilicata, superiore rispetto a quelli di Puglia, Calabria e Campania. A ciò si aggiunge il contestuale e consistente calo demografico che ovviamente condiziona il PIL pro capite
Avevamo dunque ragione a sostenere che i dati del PIL sono falsati dalla presenza di fonti esogene (industrie automobilistica ed estrattiva) che non producono ricchezze tali da giustificare dati siffatti.
La recente pubblicazione del report della Cgia di Mestre dice che il PIL della Basilicata nel 2023 è cresciuto di appena lo 0,3%, ma soprattutto mette in evidenza che è bastato un calo del prezzo del petrolio e il rallentamento della produzione dell’indotto automotive a determinare il risultato negativo.
Tutto ciò non fa che confermare la nostra tesi, cioè che la Carta degli aiuti a finalità regionale è stata redatta a Bruxelles sulla base di dati che non rispecchiano la reale economia locale. Per questo motivo ribadiamo per l’ennesima volta la nostra richiesta alla Regione Basilicata di adoperarsi per risolvere il problema, magari chiedendo una deroga alla Commissione Europea perché, nel valutare il PIL, si tenga conto solo parzialmente della ricchezza prodotta dai settori automotive e oil & gas.
Inoltre, chiediamo regole chiare e stabili per evitare di creare confusione negli imprenditori. Termini contermini e omogenei dal punto di vista socio-economico come quelli di Basilicata, Puglia, Calabria e Campania non possono essere trattati in maniera diversa.