COSTI ENERGIA, UNA PMI SU TRE RISCHIA DI FERMARSI Lo osserva un'indagine del Centro studi Apindustria Confapi Brescia

COSTI ENERGIA, UNA PMI SU TRE RISCHIA DI FERMARSI Lo osserva un'indagine del Centro studi Apindustria Confapi Brescia

Un'azienda su tre teme di dover fermare la produzione nelle prossime settimane se dovessero permanere le attuali dinamiche speculative di prezzo. Il tema costi dell'energia incide comunque in modo sempre più significativo sull'equilibrio delle imprese e per tali motivi risparmi da un lato e autonomia energetica dall'altra, in prevalenza verso le rinnovabili, riscuotono sempre più una maggiore attenzione. A osservarlo è il focus su Energia e Materia Prime realizzato dal Centro studi Apindustria Confapi Brescia interrogando un campione di 100 imprese, che rappresentano il tessuto di imprese di piccole e medie dimensioni associate ad Apindustria Confapi Brescia. Si tratta di imprese prevalentemente metalmeccaniche (55%), che in circa la metà dei casi hanno tra i 10 e 50 dipendenti e fatturati tra i 2 e i 10 milioni di euro. L'indagine ricorda che la tendenza al rialzo dei prezzi di energia e materie prime ha iniziato a manifestarsi già nella seconda metà del 2020, trend che è proseguito anche per tutto il 2021 e che nel 2022 ha subito una ulteriore scossa a causa delle tensioni geopolitiche internazionali (in primis la guerra in Ucraina ovviamente) e alle dinamiche speculative che si sono esacerbate. Il risultato è una pressione sempre più forte sul sistema delle imprese. 

«Il peso crescente della componente energia sul complesso dei costi della produzione, spinge verso fermi produttivi - sottolinea l'indagine del Centro studi -: il 33% delle imprese associate si troverà costretta a muoversi in questa direzione. Non vi è tuttavia un legame univoco tra la necessità di fermare la gestione e la qualifica di energivora: sono imprese di medie dimensioni. Si tratta di realtà che da giugno ad oggi rilevano un peggioramento grave nei prezzi dei materiali e previsioni molto negative per i prossimi mesi». Le imprese che dipendono totalmente dal sistema nazionale sono circa l'80%, mentre il restante 20% riesce ad autoprodurre una parte dell'energia (circa il 30% sul totale del necessario). Come reagiranno le imprese interessate ai fermi produttivi? La metà (49%) utilizzerà la cassa integrazione e un altro 46% farà ricorso a ferie e permessi. Residuale al momento, fortunatamente, l'ipotesi di ricorso ai licenziamenti. Resta aperto ovviamente il tema delle alternative. Come rileva l'indagine «nell’ipotesi che i costi energetici si stabilizzassero ai prezzi odierni, più di 4 intervistati su 10 (43%) si troverebbero in una situazione di grande difficoltà, legata all'impossibilità di operare azioni compensative. L’opzione strategica maggiormente probabile è legata alla ricerca di soluzioni sostanziali di energy saving (31% degli intervistati) o alla produzione di energia da fonti rinnovabili (29%)». In particolare, il ricorso alle rinnovabili appare fortemente ricercato, in quanto correlato alla possibilità di una crescente autonomia energetica del tessuto industriale del territorio. Tra gli interventi più richiesti, l’introduzione del price cap e di una riforma del mercato energetico meno legato a dinamiche speculative, così come la necessità di un coordinamento a livello intra comunitario. Molte le sottolineature sulla necessità di valorizzare meglio le rinnovabili, sporadici i riferimenti alle risorse energetiche nazionali, al momento poco sfruttate. 

«Dall'indagine emerge un quadro sempre più complicato a causa di inflazione, prezzi dell'energia e perdita di competitività del nostro sistema rispetto a competitor esteri meno legati del nostro a tali dinamiche - afferma Pierluigi Cordua, presidente di Apindustria Confapi Brescia -. Come Associazione non possiamo che sollecitare risposte alla politica, sapendo che quelle legate al disaccoppiamento tra prezzo dell'energia e del gas possono arrivare solo dall'ambito comunitario, chiedere aiuti mirati alle imprese più penalizzate e una maggiore pianificazione per non ritrovarci poi a subire razionamenti improvvisi». 

Da parte del presidente Cordua anche una sottolineatura importante sulla ricerca di strade alternative: «L’Associazione istituirà uno specifico tavolo tecnico per approfondire il percorso e le opportunità offerte dalle Comunità Energetiche. Siamo infatti convinti che oltre ai necessari solleciti sia anche fondamentale capire quali siano le azioni operative perseguibili sul territorio e pensiamo che le Comunità energetiche siano una di queste strade. Sapendo che la produzione localizzata di energia è in grado di dare risposte in pochi mesi, a differenza di altri progetti con tempi incerti e sicuramente molto più lunghi».