L’indagine su un centinaio di imprese iscritte. Bene l’export. Ponginibbi: la crisi automotive figlia del green deal europeo
L’anno industriale chiude con tante partite in realtà aperte, con interrogativi, ombre, timori e per quanto Piacenza abbia sempre dimostrato una capacità di tenuta, le dinamiche internazionali pesano. Ecco le spine della transizione energetica, la frenata della meccanica, ma per fortuna si può contare ancora sulle buone performance con l’estero che, più in generale, vedono Piacenza sempre in pole position nazionale nelle dinamiche di import ed export.
Confapi Industria ha tastato il polso proprio su questi fronti a un centinaio di imprese campione sue iscritte, traendone le indicazioni che abbiamo sintetizzato. Con ordine. Ci si interroga anzitutto sulla transizione energetica 5.0, quante imprese sono veramente interessate? Quante imprese riescono a destreggiarsi nel ginepraio burocratico? Dall’analisi Confapi risulta che ben il 58,10 per cento degli imprenditori intervistati non è interessato a investire sulla transizione, contro il 41,90 per cento di chi è a favore. Molti sono i problemi emersi che spiegano questo atteggiamento tiepido: normativa poco chiara, procedure complesse e onerose, target troppo elevati da raggiungere per l’efficientamento energetico. Sembrerebbe una missione impossibile. Intanto rallenta il comparto metalmeccanico (si veda l’articolo sotto con varie testimonianze), dato giù consolidato degli ultimi mesi vista la minor prospettiva sugli ordinativi del 2025.
E veniamo alle note più positive. Bene infatti l’export, se pure le piccole e medie imprese hanno nel mercato interno lo zoccolo sicuro e il principale traino economico, il mercato estero resta necessario e fondamentale. Il 39 per cento delle imprese consultate da Confapi esporta direttamente, il 12 per cento comunque fa arrivare le proprie lavorazioni sui mercati esteri attraverso i clienti italiani.
Giacomo Ponginibbi, presidente Confapi, riprende le fila di questi risultati: «sostanzialmente la transizione 5.0 al momento non è ancora decollata per poca chiarezza della normativa, è un peccato, se ci fossero regole più precise e snelle in termini burocratici potrebbe essere un viatico buono per l’economia, oggi ancora non lo è».
Se l’export dà risultati confortanti, la metalmeccanica non è suscettibile di grandi miglioramenti nel breve. «Questo incide parecchio sull’asse portante nel Piacentino delle piccole e medie imprese meccaniche e manifatturiere prosegue Ponginibbi - i dati ci lasciano presagire un 2025 fra alti e bassi, il primo semestre riteniamo che possa essere abbastanza difficile». Eppure dati nazionali danno l’occupazione in crescita, come si spiega? «Un conto sono le sensazioni delle commesse in entrata, un conto le possibilità di lavoro effettivo, la forte richiesta di tecnici è stata affannosa qualche mese fa, oggi non lo è più».
Per Ponginibbi va però considerata la positività della diminuzione dei prezzi delle materie prime «non succedeva da un triennio», ma purtroppo il contesto è di stagnazione. Il quadro fornito da Confapi dipende poco da dinamiche locali, è invece agganciato a un mercato globale. «Ma sul locale chiediamo attenzione alle aziende che vogliono investire e ampliare la forza lavoro, snellendo la burocrazia e rendendo il territorio attrattivo per gli investimenti».
Un tema che si ripercuote anche su nostre aziende è la crisi europea dell’automotive «figlia di un green deal (il patto verde, ndr) utopistico su troppi punti e irraggiungibile, tanti obiettivi non produrranno l’effetto sperato - conclude Ponginibbi - ma bloccheranno l’operatività industriale, speriamo in una rivisitazione di questa transizione con obiettivi più razionali».
Infine, i primi impegni 2025 per Confapi: un convegno dedicato al mercato delle materie prime, sua evoluzione, e un focus sulla formazione del personale «asset fondamentale per le aziende».