Una “No tax Area” che tuteli le industrie più piccole da un balzello inutile e penalizzante come il Payback sanitario. È questa la proposta principale presentata oggi da Confapi audita alla Camera dalle Commissioni congiunte Finanze e Affari Sociali nell’ambito dell’esame del disegno di legge di conversione del decreto 34/2023, il cosiddetto Dl Bollette, riguardante misure urgenti a sostegno delle famiglie e delle imprese per l’acquisto di energia elettrica e gas naturale, nonché in materia di salute e adempimenti fiscali.
In rappresentanza della Confederazione è intervenuto il vicepresidente vicario di Confapi Salute, Università e Ricerca, Michele Colaci che ha aperto il suo intervento ricordando come quella del Payback sanitario sia "una questione di vitale importanza per l’intero settore della manifattura italiana”. “Si tratta di una norma iniqua che va a colpire non già le multinazionali - ha spiegato -, ma soprattutto le piccole e medie industrie manifatturiere fornitrici delle Aziende sanitarie locali delle Regioni. Più nello specifico si tratta di imprese fornitrici di prodotti ospedalieri e specializzate nella produzione di cerotti, garze, bende, camici, stent coronarici, valvole cardiache, protesi per le ricostruzioni ortopediche e altri prodotti ausiliari, che per il 95% sono piccole e medie con oltre 100mila lavoratori impiegati”. Il Payback sanitario prevede che queste aziende saranno costrette a restituire gli oltre 2,5 miliardi di euro richiesti dalle Regioni dovuti agli sforamenti dei budget sanitari. Senza dimenticare che le imprese hanno sinora partecipato a gare con prezzo a ribasso imposto dall’ente regionale appaltante e che hanno dovuto misurarsi con i prezzi concorrenziali dei Paesi dell’est Europa nonché dei commercianti importatori cinesi.
“Il rischio concreto – sostiene Confapi - è che tali realtà produttive saranno costrette a chiudere i battenti, con gravi ripercussioni a livello occupazionale, se non si interverrà tempestivamente per superare completamente gli oneri previsti dalla normativa vigente. Nell’ipotesi di fallimento di queste imprese, paradossalmente le conseguenze ricadranno sui cittadini e sull’efficienza del servizio sanitario nazionale perché a breve mancheranno in tutti gli ospedali gli strumenti per interventi importanti indispensabili per lo svolgimento delle prestazioni sanitarie”. Le proposte presentate ai parlamentari da Colaci sono essenzialmente due: la prima è quella di eliminare completamente il Payback sanitario. Se non fosse possibile modificare un provvedimento che risale al 2015, quindi, la soluzione da adottare in tempi rapidi, sarebbe appunto quella di creare una sorta di “No Tax Area”, una franchigia, destinata esclusivamente alle aziende più piccole.