Confapi a incontro Ministero Lavoro: molte criticità su Direttiva europea condizioni lavoro

Confapi a incontro Ministero Lavoro: molte criticità su Direttiva europea condizioni lavoro

Confapi, rappresentata dall’avvocato Carlo Pisani esperto di diritto del lavoro, ha preso parte ieri ad un incontro con la Segreteria tecnica del Ministero del Lavoro per discutere della Direttiva europea 1152/2019 relativa alle “Condizioni di lavoro trasparenti e prevedibili nell’UE”. Obiettivo della direttiva quello di migliorare l’accesso dei lavoratori alle informazioni concernenti le condizioni di lavoro; le condizioni di lavoro di tutti i lavoratori, con un focus particolare su alcune tipologie; il rispetto delle norme in materia di condizioni di lavoro, mediante un rafforzamento delle misure di tutela; la trasparenza nel mercato del lavoro, evitando di imporre oneri eccessivi alle imprese.
Dall’incontro sono emerse diverse criticità in merito al documento, come ad esempio il fatto che la direttiva da una parte incide direttamente sulla materia già disciplinata nel 1997 con il d.lgs. 152, ma dall'altra ricade indirettamente su una serie di istituti relativi alle tipologiche-contrattuali e alle flessibilità orarie.
Pisani nel suo intervento, volto al miglioramento del documento, ha fatto presente che lo schema proposto “soffre particolarmente di ipertrofia informativa e burocratica”. In sintesi, l’art. 1-bis va ad aggiungere ulteriori obblighi alimentando contenziosi tra le parti; l’art. 3 costituisce un intralcio all’attività lavorativa in quanto prevede l’acquisizione di ulteriori documenti; il periodo di prova genera delle controversie per quanto riguarda il contratto a tempo determinato; le prestazioni occasionali sono state inutilmente modificate poiché erano già esaustivamente regolate dalle norme precedenti. Inoltre, sono presenti difficoltà negli adempimenti riportati negli articoli, la flessibilità oraria e i diritti di precedenza sono stati penalizzati e le sanzioni sono state intensificate inutilmente.
In linea generale, il documento è stato considerato contrario allo spirito della Direttiva stessa, in quanto introduce una serie di complicazioni burocratiche non richieste dalla normativa europea.