CERTIFICARE IL POMODORO FILIERA PREZIOSA PER IL MADE IN ITALY

CERTIFICARE IL POMODORO FILIERA PREZIOSA PER IL MADE IN ITALY

È Confapi Industria Emilia Romagna a chiedere alla Regione un confronto Bosoni: «Lavoriamo per garantire anche la salubrità dei prodotti»

Una metodologia ufficiale per certificare la provenienza dei prodotti agricoli alimentari e un tavolo di lavoro in Regione per la tracciabilità e il Made in Italy. Sono queste le richieste che UnionAlimentari Confapi fa al governo e alla Regione. La conferma arriva da Gian Mario Bosoni, presidente di UnionAlimentari Confapi Piacenza e amministratore delegato di Emiliana Conserve, la più grande azienda privata del Nord Italia nella produzione di derivati di pomodoro conto terzi con stabilimenti a Busseto e a San Polo di Podenzano: è lui fra l’altro a tracciare un quadro esaustivo del settore del pomodoro.

Bosoni, quanti sono gli ettari coltivati e quintali trasformati in provincia di Piacenza?

«A Piacenza nella campagna 2021 sono stati coltivati 10.643 ettari su un totale regionale di 26.976: in pratica rappresentiamo quasi il 40 per cento. L’Emilia Romagna di suo rappresenta il 70 per cento del totale del Nord Italia che è 38.621 ettari. Per quanto riguarda invece le rese produttive, i dati 2021 non sono ancora stati elaborati, ma ritengo si tratti di una campagna eccezionale con una produzione media che si aggira nell’ordine di 800 quintali per ettaro».

Qual è il posizionamento del nostro territorio rispetto al Nord e al Sud Italia?

«Rispetto al Nord, Piacenza rappresenta il 27,55 per cento. Per il Sud invece, la nostra provincia è seconda in Italia per ettari coltivati dopo Foggia che pare abbia 16.840 ettari coltivati».

Ci sono secondo lei prodotti non italiani che arrivano sui nostri mercati col rischio di confondere il consumatore?

«Nel passato anche recente sicuramente sì: penso principalmente ai prodotti a base di doppio concentrato e passata: le importazioni dalla Cina sono sempre state importanti, soprattutto ad opera di alcune imprese operanti nel Sud Italia. Le indagini della magistratura denominate Scarlatto 1 e Scarlatto 2 per fortuna hanno messo in luce certe situazioni e fatto cambiare un po’ le cose: diciamo che oggi le catene di distribuzione e discount italiane ed europee non possono più dichiarare di non sapere».

Perché la tracciabilità è così importante?

«Sul pomodoro lo è perché, se riferita al Nord Italia, garantisce l’utilizzo dei protocolli di coltivazione che rientrano nei sistemi Qualità Controllata della Regione Emilia Romagna».

Quali effetti concreti produce il tema sostenibilità sia sulle produzioni agricole che di trasformazione?

«La sostenibilità si basa su tre pilastri: ambientale, sociale ed economico. Sul piano ambientale, sostenibilità significa minore inquinamento e maggiore tutela del nostro pianeta. Sul piano socioeconomico è una garanzia della corretta distribuzione del valore aggiunto lungo la filiera e del mantenimento della produzione nel tempo».

Cosa sta facendo a livello nazionale UnionAlimentari-Confapi per garantire la tracciabilità e la difesa del Made in Italy?

«Abbiamo richiesto all’Ispettorato centrale qualità repressione frodi del Ministero dell’agricoltura che venga istituita una metodologia ufficiale di analisi per determinare l’origine geografica della materia prima agricola contenuta all’interno del prodotto conservato del pomodoro. Ad oggi esiste una legge che obbliga di specificare l’origine geografica, ma non un metodo ufficiale per verificarla: noi abbiamo proposto che venga adottato come ufficiale quello multielementare sviluppato dalla Stazione sperimentale di Parma (Ssica)».

 Quali sono i prossimi passi che attraverso la Confederazione proporrete alla Regione e al Governo?

«UnionAlimentari continuerà a lavorare e a riportare istanze a livello centrale affinché i prodotti Made in Italy siano portatori non solo di un’immagine legata al gusto, ma anche di reali garanzie sulla loro salubrità. La cosa è possibile solo se vengono normate, controllate e valorizzate le filiere produttive italiane e informati adeguatamente i consumatori sulle differenze che distinguono i prodotti che ne derivano rispetto a tutti gli altri. Per quanto riguarda la Regione, è necessario condividere con la parte agricola e industriale la costruzione dei prossimi bandi per stabilire obiettivi in linea con il PNRR, in particolare investire nei cosiddetti contratti di filiera incrementandone il budget complessivo».