VALORIZZAZIONE E INNOVAZIONE IMPRENDITORIA FEMMINILE, CONFAPI EMILIA ALZA LA VOCE
Modena, 4 Novembre 2020
Confapi Emilia affronta il tema delle disuguaglianze e della sostenibilità con l’imprenditrice Donatella Pecchini: “La società in cui viviamo non è strutturata per tenere conto della diversità di genere. È necessario per ciascuna donna, lavorare sulla propria autostima”
“Il concetto di uguaglianza sociale sancito dall’art. 3 della Costituzione Italiana continua ad essere un miraggio per l’attuale sistema economico, incapace di soddisfare non solo i bisogni femminili ma anche quelli delle nuove generazioni, posizionati già in ruoli di per sé precari, che con la pandemia in atto e l’assenza di interventi mirati rischiano di uscirne fortemente sconfitti, con l’inevitabile conseguenza di aumentare le disuguaglianze globali.” Lo denunciano le imprenditrici di Confapi Emilia in merito al Decreto Interministeriale n. 234 del 16 Ottobre 2020 che ha individuato, secondo Confapi, i settori e le professioni (limitatamente al settore privato) caratterizzati da un tasso di disparità uomo-donna superiore al 25%, per il quale trovano applicazione gli incentivi all’assunzione per il 2021. Tra i settori che presentano maggiore disparità c’è anche quello dell’imprenditoria e dell’amministrazione aziendale.
Confapi Emilia ha quindi affrontato il tema delle disuguaglianze e della sostenibilità con l’imprenditrice Donatella Pecchini, Ceo della Felmar Srl e consigliera del Gruppo Donne Imprenditrici delegata ai rapporti con le CIAA, unitamente all’altra consigliera Luana Lovat.
Perchè ha fortemente creduto nell’importanza di tornare a parlare di imprenditoria femminile e di contribuire a riaccendere il movimento Donne Imprenditrici all’interno di Confapi Emilia?
Uno dei principali motivi che ci ha portato con forza e determinazione a ricomporre, dopo diversi anni, il Gruppo Donne Imprenditrici di Confapi Emilia è stato proprio quello di voler contribuire a favorire la realizzazione di un sistema volto a valorizzare l’imprenditorialità al femminile. Il ruolo del nostro Gruppo infatti è quello di contribuire a “fare sistema” supportando e incentivando le donne che fanno impresa ogni giorno all’insegna dell’innovazione sociale e della sostenibilità aziendale a 360°, per offrire alle nuove generazioni in generale un futuro vivibile.
Qual è il più grande ostacolo che una donna imprenditrice deve affrontare oggi a Suo parere?
In primis se stessa. La società in cui viviamo infatti non è strutturata per tenere conto della diversità di genere. È per questa ragione che ritengo sia necessario per ciascuna donna, a maggior ragione se imprenditrice, lavorare sulla propria autostima. Credere in se stesse è fondamentale. Le donne che ricoprono oggi ruoli strategici nelle aziende e/o nelle “stanze dei bottoni” sono ancora poche, e questo è un dato di fatto. Per tale ragione, noi per prime, dobbiamo dare voce al fatto che il mondo è fatto di tanti colori. A questo aggiungo anche che per essere imprenditrice oggi una donna deve avere ben presente quali sono le proprie potenzialità e quali sono quei ‘limiti’ su cui bisogna lavorare per migliorarsi. È come se, da un certo punto di vista, una donna imprenditrice debba essere coach di se stessa.
C’è poi il ‘problema’ della doppia professione madre-imprenditrice…
Si tratta di un binomio sicuramente non facile da gestire. Credo tuttavia che la carta vincente oggi per essere al contempo madre e imprenditrice sia quella della flessibilità. Proprio come non esistono orari specifici per essere madre dal momento che essere genitore è tanto un lavoro quanto un obiettivo valido ad ogni ora del giorno, allo stesso tempo una madre-imprenditrice deve trasmettere la propria flessibilità e la propria capacità di lavorare per obiettivi anche nella propria azienda, cosicché non ci si fissi troppo, per esempio, sugli orari di lavoro, quanto piuttosto sul traguardo da raggiungere.
Quale è la ricetta vincente del suo successo come imprenditrice e manager?
Usare il cuore in quello che faccio. Metterci la faccia sempre e circondarsi di persone delle quali ci si possa fidare ciecamente. Sono poi da sempre una fan di Sergio Marchionne e della sua philosophia vitae fondata sull’importanza del senso della sfida…porsi delle sfide significa crescere sempre, professionalmente ma anche umanamente.
Quali sono le skills e le competenze al femminile che meglio si adattano del cambiamento e alla trasformazione del mondo del lavoro?
L’attitudine a generare relazione, all’inclusione e all’ascolto, nonché la facilità di muoversi e lavorare in ecosistemi complessi. Competenze che, sebbene strategiche per le nostre aziende, di fatto fino ad oggi non hanno trovato sufficiente spazio all’interno delle stesse. Un’azienda alla fine è una grande famiglia, e nel fare famiglia, ovvero nel fare squadra, le donne sono - a mio parere - molto più capaci degli uomini.
Come Gruppo Donne Imprenditrici su cosa state lavorando principalmente?
La nostra sfida è mostrare che un modello di sviluppo inclusivo è davvero possibile: in una società complessa, come quella in cui ci troviamo un cambiamento positivo lo possiamo attuare solo attraverso la consapevolezza ed un’azione partecipata. Muovendo da questi presupposti, oltre a proporre una serie di eventi che ahimé in questo momento storico potranno essere realizzati solamente tramite modalità online, stiamo lavorando per sottoscrivere un protocollo proprio volto a combattere il gender gap dentro le aziende. Non meno importante poi il solido e strutturato percorso di formazione in ambito comunicativo che stiamo imbastendo, per la genesi del quale fondamentale è stata la figura di Silvia Zanella che ci ha fornito spunti di riflessione interessanti.
Ha citato Silvia Zanella il cui ultimo libro è proprio intitolato “Il futuro del lavoro è femmina”. Anche secondo lei per comprendere, vivere meglio il futuro serve una chiave di lettura al femminile?
Sicuramente sì e credo che meglio non possa essere spiegato se non riportandomi alle parole usate da Silvia Zanella “[…]Femminili saranno le competenze e l’approccio necessari per cavalcare il cambiamento, senza subirlo e rispondendo alle trasformazioni in atto in termini di spazio, competenze, relazioni, tempo e identità”.