Allarme materie prime, Cordua (Apindustria Confapi Brescia): «Servono provvedimenti, a rischio la ripresa delle PMI»

Allarme materie prime, Cordua (Apindustria Confapi Brescia): «Servono provvedimenti, a rischio la ripresa delle PMI»

Apindustria Confapi Brescia torna a esprimere preoccupazione per il continuo rialzo dei prezzi delle materie prime, collegato a una crescente difficoltà di approvvigionamento delle stesse. «Il problema lo stiamo sollevando da mesi - afferma il presidente di Apindustria Confapi Brescia Pierluigi Cordua -. Se torniamo a ribadirlo oggi è perché la situazione si sta aggravando, sia sul fronte dei prezzi che su quello del reperimento delle materie prime ed è necessario che ci sia un intervento in ambito europeo per sospendere le cosiddette misure di salvaguardia sui prodotti siderurgici che proprio in queste settimane devono essere rinegoziate. Purtroppo sembra che la UE sia intenzionata a mantenere tali misure sull'import, ma se così fosse, la carenza di offerta nel mercato siderurgico potrebbe mettere in serissima difficoltà migliaia di imprese e pregiudicare la ripresa del Paese». La dinamica rialzista di prezzo delle materie prime è in atto oramai da tempo, con aumenti nell'ordine del 100% rispetto ai minimi dello scorso anno. L'ultima analisi congiunturale (relativa al primo trimestre 2021) realizzata dal Centro studi di Apindustria Confapi Brescia ha sottolineato una maggiore sensibilità della componente materie prime del costo, segnalata in aumento generalizzato sul mercato per 9 imprese su 10 (e marcato nel 75% dei casi). Un 12% delle imprese ha già riscontrato problemi di produzione, con ritardi e fermi che sono arrivati anche a 45 giorni. A preoccupare è soprattutto la tendenza futura: oltre la metà degli imprenditori si attende infatti ulteriori incrementi di prezzo e difficoltà di reperimento delle materie prime; il 38% teme addirittura di essere costretta a fermare la produzione. «Nell'ultimo mese abbiamo anche assistito a un cambio di paradigma nell'economia cinese - osserva Gianclaudio Torlizzi, direttore di TCommodity e consulente di Apindustria Confapi Brescia -, per il fatto che sono stati adottati provvedimenti fiscali che disincentivano l'export di prodotti siderurgici e favoriscono invece le importazioni. Una sorta di approccio autarchico, che si aggiunge alla forte domanda dell'economia cinese e che riflette anche un cambio di clima a livello geo strategico». Se questo è il contesto internazionale le politiche in ambito UE non aiutano. Le quote che l'Ue riserva a ciascun Paese esportatore di prodotti siderurgici, superate le quali scatta un dazio, sono state infatti introdotte nel 2018, quando i prezzi erano ai minimi e in una situazione completamente diversa. «In questo momento tali misure sono del tutte anacronistiche - sottolinea Cordua - ed è necessario rivederle. Noi ci stiamo muovendo a tutti i tavoli, anche a livello nazionale, per cambiare la situazione. È fondamentale che la commissione UE ascolti anche il settore delle trasformazione e non solo quello dei grandi produttori siderurgici». Per le PMI di trasformazione il mantenimento della situazione attuale è infatti inaccettabile. Resta aperto anche il tema Ilva di Taranto, il cui aumento della produzione e il ritorno a livelli produttivi accettabili è fondamentale. «In vent'anni una situazione del genere non si era mai vista - sottolinea Marco Mariotti, imprenditore siderurgico, Vice Presidente vicario di Apindustria Confapi Brescia e membro della giunta nazionale di Confapi, il quale nei giorni scorsi ha avuto un incontro sulla questione proprio con il Ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti. «Noi siamo fiduciosi che ci sia consapevolezza del problema - afferma Cordua -, ma anche molto preoccupati per la strozzatura che si sta creando e che sta creando sempre maggiori problemi alle PMI. Che, ricordo, rappresentano l'ossatura produttiva del Paese, che in questi mesi hanno mostrato una straordinaria capacità di resilienza e che rischiano oggi di vedere pregiudicata le possibilità di ripresa».