IL PRESIDENTE PONGINIBBI CHIEDE INTERVENTI RAPIDI «SENNÒ SI TORNA INDIETRO»
Produzione a rischio e, a cascata, aumento dei prezzi al consumo e ricaduta negativa sulle famiglie e sull’occupazione. Sono le nuvole nere che vede all’orizzonte Confapi Industria Piacenza, con il suo presidente Giacomo Ponginibbi, se il Governo non interverrà al più presto. Sono le conseguenze della crisi energetica che oggi sta colpendo, prime fra tutte, le imprese.
«Riscontriamo aumenti delle bollette dell’energia elettrica anche di sette-otto volte rispetto all’anno scorso, soprattutto nelle realtà più energivore del settore manifatturiero» osserva Ponginibbi. Proprio quando ci si stava lasciando alle spalle l’era Covid ecco «il rischio concreto di tornare indietro». Ponginibbi interviene mentre annuncia la nuova sede di Confapi Industria Piacenza: oltre 600 metri quadrati su due piani della torre di vetro che sorge all’inizio di via Emilia Parmense, dove una volta c’era il quartiere fieristico. Verrà inaugurata alla fine di questo mese e rappresenterà il coronamento di un cammino per il quale il presidente ringrazia, tra gli altri, il “past Cristian Camisa, il direttore Andrea Paparo, la vice Marika Lusardi e tutto lo staff: «L’associazione è cresciuta e aveva bisogno di una sede moderna e funzionale con servizi di consulenza e corsi di formazione aperti a tutti, anche ai non soci» Ma in un momento di orgoglio per l’ulteriore traguardo raggiunto l’aria che si respira è pesante. «La situazione è già difficile in queste settimane» ammette Ponginibbi. «La maggior parte delle aziende - rivela - si trova nella condizione di dover effettuare delle scelte anche sulla produzione, dove i costi in certi casi sono totalmente insostenibili. È necessario un intervento da parte del governo e delle istituzioni perché si sta creando un vortice pericolosissimo». Il rallentamento della produzione industriale si riflette sul costo dei beni prodotti impattando in parte sulle tasche del consumatore, nonostante le aziende stiano cercando di farsi carico il più possibile degli aumenti. «Occorre stare molto attenti perché c’è il rischio che il prossimo autunno si vanifichi tutto quello che siamo riusciti a fare dopo il Covid» mette in guardia Ponginibbi, per il quale, tra l’altro, occorre evidenziare come i calcoli legati alla produzione che le aziende stanno facendo in queste settimane e che potrebbero tradursi «in cambi di rotta, rallentamenti o nuove politiche di prezzi», ebbene come questi calcoli siano legati ai rincari della sola energia elettrica. Siamo in settembre e l’impatto dell’aumento del gas, a parte alcune aziende particolari, deve ancora arrivare.
Confapi Industria chiede al Governo «provvedimenti semplici e veloci che taglino gli esborsi aziendali, non ammortamenti del surplus in tot anni; ma azioni che eliminino alla fonte i costi delle imprese». È l’unico modo, perché la corsa alle energie rinnovabili, «per quanto auspicabile, ha necessariamente uno sviluppo futuro. Oggi serve una soluzione immediata e le rinnovabili non ce la possono dare».
Non c’è più tempo da perdere insomma, perché alle porte, subito dopo, si staglia lo spauracchio della crisi occupazionale. Un’emergenza sociale vera e propria che il presidente russo Vladimir Putin ha imputato - “pro domo sua” - alle sanzioni contro Mosca per l’invasione dell’Ucraina. Senza sanzioni non vi sarebbe crisi energetica e dunque nemmeno crisi sociale? Ponginibbi ammette che si tratta di un affare anche politico, pur non volendo entrare nel merito. «L’unica cosa che posso dire - sottolinea - è che se si sceglie una strada che se si ritiene corretta va benissimo, ma bisogna anche essere consapevoli delle conseguenze che questa scelta produce e bisogna saperle affrontarle in maniera decisiva. A fronte di qualsiasi decisione politica venga presa è necessario avere pronte le contromosse affinché l’onere non ricada tutto sul tessuto aziendale e dunque sulla gente». Confapi attende l’esito l’aggiornamento della variazione del bilancio del Governo in modo tale che vangano predisposte le risorse - circa 13 miliardi - per contrastare il caro-bollette. Il nuovo decreto dovrebbe contenere il credito di imposta fino alla fine dell’anno per le aziende e la rateizzazione delle bollette. «Qualsiasi cosa si faccia - auspica Ponginibbi - si faccia alla svelta, s