A Villa Contarini, l’assemblea degli imprenditori del settore metalmeccanico di Confapi Padova ha eletto Andrea Tiburli (General Fluidi) nuovo presidente, nel consiglio con lui Alberto Boldrin (Gruppo Boldrin Srl), Marco Trevisan (Rettifica Nord Srl) e Moreno Zuin (Modelleria Zuin Srl). «La manifattura pur vivendo un momento dorato, registra una costante perdita di appeal nei confronti del mercato del lavoro».
Le imprese venete hanno in programma di assumere 19.520 operai specializzati entro il mese di novembre. Ma, nel 50,2% dei casi, sanno già che sarà difficile trovarli, vuoi per mancanza di candidati (31,5%), vuoi per la loro preparazione inadeguata (15,8%). A Padova, nello specifico, la situazione assume tinte ancora più fosche, perché su 3.450 nuovi ingressi previsti entro novembre, nel 53,4% dei casi le imprese denunciano difficoltà di reperimento. Inevitabile che questi dati (di fonte Unioncamere - Anpal ed elaborati da Fabbrica Padova, centro studi di Confapi), siano stati al centro dell’assemblea di Unionmeccanica Padova*, categoria che raccoglie le piccole e medie imprese italiane del settore metalmeccanico. Nella meravigliosa cornice di Villa Contarini, a Piazzola sul Brenta, gli imprenditori a raccolta hanno eletto Presidente e Consiglio di categoria, alla presenza del Presidente Nazionale Lorenzo Giotti, che guida anche Confapi Siena, del Presidente di Confapi Padova Carlo Valerio e del Direttore Davide D’Onofrio. Al vertice fino al 2024 sarà Andrea Tiburli, 53 anni, titolare di General Fluidi. Ad affiancarlo nel Consiglio ci saranno Alberto Boldrin (Gruppo Boldrin Srl), Marco Trevisan (Rettifica Nord Srl) e Moreno Zuin (Modelleria Zuin Srl).
E proprio dal problema manodopera ha preso spunto il discorso di insediamento del Presidente Tiburli, che ha allargato ulteriormente la questione. «Sono diverse le minacce che incombono sulla tenuta della ripresa e, nello specifico, sul comparto della manifattura a Nord Est», ha sottolineato l’imprenditore, «dal perdurare dell’emergenza epidemiologica agli aumenti generalizzati e fuori controllo delle materie prime, dalla difficoltà di reperimento di componentistica e semilavorati agli alti costi per spostare beni e persone. Ma non solo. A preoccuparci è la crisi di un mercato indispensabile per le nostre imprese. Un mercato nel quale ci approvvigioniamo della risorsa più preziosa: le competenze, il capitale umano. È un problema molto più vasto di quanto percepito all’esterno e abbraccia verticalmente tutte le funzioni aziendali: l’operaio, il tecnico, l’ingegnere e anche l’imprenditore, decisamente in difficoltà nel ricambio generazionale».
D’altra parte, le proiezioni già citate allargano la questione anche ad altre figure professionali. Si pensi, ad esempio, a come, oltre agli operai specializzati, manchino tecnici delle vendite, del marketing e della distribuzione commerciale (richiesta di 2.370 figure entro novembre dalle aziende del Veneto, ma nel 50,9% dei casi il reperimento sarà difficile, idem nel Padovano, dove se ne cercano 480, ma nel 51,3% sarà complicato trovarle). Così come mancano progettisti, ingegneri e professioni assimilate (richieste per 680 persone entro novembre in Veneto, ma addirittura nel 60,9% dei casi sarà difficile assumerle, mentre nel Padovano nello stesso periodo ne serviranno 140, ma nel 61,9% sarà arduo trovarle).
«La manifattura pur vivendo un momento dorato, registra una costante perdita di appeal nei confronti del mercato del lavoro. La prospettiva della fabbrica, della piccola industria metalmeccanica, non attrae e non affascina. Dobbiamo acquisirne consapevolezza per studiare delle soluzioni, indispensabili in una visione di lungo termine», prosegue la riflessione di Tiburli. «La crisi sanitaria, con il riassetto delle filiere di produzione ritenute indispensabili, ha mostrato chiaramente il valore e l’importanza di una manifattura locale. Non possiamo più permetterci di farci trovare nuovamente impreparati, incapaci di organizzare una produzione di mascherine, o stretti nella morsa dell’interdipendenza straniera sugli approvvigionamenti più basilari, come per l’acciaio. Il Paese ha capito il valore del nostro lavoro, adesso a noi il compito di avvicinarvi anche i giovani. Rilanciare la dignità del lavoro in fabbrica sarà la nostra priorità, raccontando quanto di bello e nobile vi è nella manifattura. Dovremo lavorare al fianco delle scuole per avvicinare i ragazzi alle nostre fabbriche, tornare ad affascinarli come fecero i nostri genitori e i nostri nonni. Ma dobbiamo anche, urgentemente, fare dei passi indispensabili di ammodernamento. Prima di tutto nella disciplina del lavoro metalmeccanico. Dobbiamo ricordarci che il lavoro in fabbrica non è cambiato, è stravolto. Siamo noi davvero metalmeccanici? O siamo meccatronici? O siamo impiantisti tecnologici? O siamo costruttori di attrezzature all’avanguardia con una forte componente elettronica? Gestiamo commesse per realizzare prodotti che meno di una generazione fa non avremmo nemmeno immaginato. Quindi, ripartiamo da qui».
* Categoria forte e compatta, Unionmeccanica ha l’onore di rappresentare oltre 40 mila piccole e medie imprese Italiane del settore metalmeccanico. A Padova sono circa 400 e coinvolgono 10 mila lavoratori.