Più la guerra va avanti, più le imprese vogliono conoscerne a fondo le dinamiche, per comprendere anche le prospettive di questo conflitto in termini di ricadute sull’economia reale e sul mondo produttivo. Per questo Confapi Veneto non ha voluto mancare all’interessante convegno realizzato lo scorso 4 Maggio su iniziativa dello studio legale Casa & Associati dal titolo “Scenari di Guerra: impatti economici sul manifatturiero, verso un “gold standard” delle materie prime?”. E l’interesse crescente delle imprese è dimostrato dal successo di questo incontro, durante il quale sono intervenuti l’Avv. Federico Casa, l’Avv. Paolo Menarin, il Prof. Andrea Beretta Zanoni, il Dott. Stefano Donati, il Gen. Edoardo Maggian e il Dott. Andrew Spannaus.
L’organizzazione dell’evento è scaturita dalla base, o meglio, dalle difficoltà vissute da molti imprenditori, in particolare nel settore manifatturiero, che avevano sottoscritto contratti di approvvigionamento prima dell’inizio della crisi delle materie prime. Una crisi emersa all’inizio del 2021, in piena pandemia, ma che alla fine dello stesso anno sembrava essere già sotto controllo, con una situazione venuta pian piano a stabilizzarsi. Poi è arrivato lo scoppio del conflitto in Ucraina, è le materie prime sono tornate a crescere in maniera vertiginosa.
“Sul tema dei rincari delle materie prime già negli scorsi mesi avevamo organizzato alcuni webinar con grandi riscontri, e per questo abbiamo ritenuto fondamentale proporre questo convegno, cercando di venire incontro alle esigenze di comprensione sugli scenari micro e macro economici legati al conflitto in corso” racconta l’Avv. Paolo Menarin, tra i promotori e relatori dell’iniziativa.
Cosa è emerso, dunque, alla fine di questo incontro-confronto tra analisti socio-economici ed esperti del mondo imprenditoriale? Anzitutto che il mondo è sempre più diviso in due grandi blocchi: Russia e Cina da una parte, Europa e Occidente dall’altra. Questo potrebbe determinare, come conseguenza più diretta sulle attività manifatturiere, un accorciamento della filiera delle materie prime. E’ possibile inoltre che il manifatturiero a più bassa specializzazione, ossia quello dei prodotti meno tecnologici e di più facile produzione, dopo un periodo di delocalizzazione e fuga verso l’estero possa rientrare verso l’Italia.
Più in generale, invece, la realtà è che ancora sappiamo ben poco di quello che accadrà, perché il nostro futuro fa parte di strategie belliche non conosciute. Ma, ancor prima che nella ricerca di risposte che ad oggi non ci sono, le soluzioni ai problemi possono essere trovate nel farsi le domande giuste, per capire il problema e gestirlo rispetto alla propria realtà di interesse.
Di sicuro, al momento, non sembra raccomandabile, purtroppo, avere fiducia in una conclusione immediata del conflitto e in un ritorno tempestivo alla normalità. Il Prof. Andrew Spannaus, esperto americano non nuovo alle previsioni azzeccate (famosa quella sulla prima vittoria di Trump nel 2016), prevede che la guerra in corso possa durare dai 12 ai 36 mesi. E, aggiungiamo noi, che la fine della guerra potrebbe non coincidere con la fine delle ostilità economiche.
Meglio allora provare a conviverci con la situazione presente. Perché le opportunità di crescita, in parte, ci sono ancora, come dimostrano i numeri dell’export, ancora in grande rialzo. E perché l’impatto della Russia sul Veneto è di certo rispettabile, ma non determinante. Russia che, tra l’altro, è sempre più orientata verso l’autoapprovvigionamento, e quindi verso la non condivisione delle proprie risorse, quantomeno con il blocco “ostile”. Serve per questo diversificare le forniture e prendere le misure di fronte a una Russia via via più lontana e isolata, ripartendo da un rapporto incrinato ma, si spera quanto prima, anche dalla fine dell’uso della forza e della violenza.
Scenari di guerra e ricadute economiche: il convegno di Casa & Associati
12-05-2022