Grande partecipazione a “Confapi Summer Night”, tradizionale incontro estivo dell’Associazione, quest’anno tra le scenografiche terrazze del Foro Boario in Prato della Valle, a Padova: è stata l’occasione per riflettere sul ruolo che ricoprono le piccole e medie imprese del Paese e sulle sfide che le attendono. Focus su due temi caldi, autonomia (la sua mancata attuazione costa 3.819 euro pro capite a ogni cittadino del territorio) e inflazione, col presidente Carlo Valerio che sottolinea: «Assurdo attribuirne le colpe alle industrie. Cruciale che l’effetto benefico della discesa dei prezzi - che col calo dei costi di energia e materie prime ci sarà - non venga vanificato dall’aumento dei tassi». I dati di Fabbrica Padova: in un anno i margini di profitto delle aziende si sono ridotti dell’1,3%. «Eppure reagiamo».
«Se i mutamenti mettono inevitabilmente di fronte a problemi sconosciuti, dobbiamo però saperne cogliere anche le straordinarie opportunità. Mai deve venir meno la forza per guardare al futuro con ottimismo, anche nei momenti peggiori». La riflessione del Presidente della Regione Veneto Luca Zaia è, in fondo, la chiosa più adatta per inquadrare lo spirito che ha animato “Confapi Summer Night”, ritrovo estivo che ha richiamato più di 400 imprenditori e stakeholders dell’Associazione padovana, nella spettacolare cornice delle terrazze panoramiche dell’Ex Foro Boario di Prato della Valle. Tanti e prestigiosi gli ospiti sul palco. Ad aprire la parte pubblica dell’incontro, dopo il saluto del Presidente di Confapi Padova Carlo Valerio e del direttore Davide D’Onofrio, è stato don Dante Carraro - direttore del CUAMM - che raccontato l’avanzamento del progetto di assistenza ai rifugiati ucraini, portato avanti anche con il contributo degli imprenditori dell’Associazione. Il governatore Zaia nell’occasione ha presentato il suo nuovo libro “I pessimisti non fanno fortuna. La sfida del futuro come scelta”, edito da Marsilio e da poco uscito nelle librerie, intervistato dalla giornalista Mediaset Gaia Padovan. Momento conclusivo con l’atteso saluto del Presidente nazionale di Confapi, Cristian Camisa, chiamato a tirare le fila in quella che è stata un’occasione di confronto e di scambio di idee e strategie. Due i temi caldi su cui il dibattito si è soffermato: autonomia differenziata e inflazione.
LA BATTAGLIA PER L’AUTONOMIA
Fabbrica Padova, centro studi dell’Associazione delle piccole e medie imprese, con l’occasione ha preso in esame il dato che meglio testimonia l’urgenza della riforma, quello relativo al residuo fiscale saldo tra spese ed entrate del settore pubblico riferite a ciascuna regione, arrivando a stimare come il mancato federalismo costi al territorio padovano circa 3,6 miliardi l’anno. Ebbene, in base ai dati messi a disposizione dall’Agenzia per la Coesione Territoriale e dal portale per l’autonomia della Regione Veneto, nel periodo 2015-2019, il residuo fiscale medio del Veneto è pari a -18,7 miliardi (-3.819 euro pro capite). Un dato, quello pro capite, che consente di circoscrivere e calcolare l’impatto anche per il territorio padovano e i suoi 938 mila abitanti: è pari a 3,58 miliardi, circa il 12% del Pil provinciale. In altri termini, il reddito “disponibile” sul territorio si riduce del 12% rispetto a quello prodotto, per l’intervento del sistema redistributivo (implicito ed esplicito) del sistema pubblico, misurato appunto dal residuo fiscale.
Un tema cruciale per il Presidente Luca Zaia: «L’autonomia è una scelta di modernità per questo Paese, in linea con la costituzione, prova ne sia che il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha controfirmato il disegno di legge del Governo. Lo ribadiamo oggi, di fronte alla platea delle piccole e media industrie rappresentate da Confapi: sono la spina dorsale dell’economia del Veneto, che ha il dovere di ringraziarle», ha ribadito il governatore, protagonista di un simpatico siparietto con i Goliardi dell’Università di Padova, che gli hanno consegnato un gallo, del nero d’avola e dei toscanelli, accennandogli anche un pezzo della canzone popolare siciliana Ciuri Ciuri.
«Il segno negativo significa che le somme versate dai residenti e dalle attività della regione sono superiori a quanto verrà restituito dallo Stato in termini di benefici ricevuti: paghiamo di più di quanto ci viene restituito», rimarca il presidente di Confapi Padova Carlo Valerio. «Ovviamente questo non significa che, una volta attuata concretamente la riforma, tutto tornerà indietro alle casse di chi, attualmente, versa più di quanto riceve. Significa, però, che andranno trovati equilibri diversi e che l’impegno delle amministrazioni regionali sarà quello di “fare meglio” con le risorse a disposizione, utilizzandole in modo più efficace. Se, oggi, esistono due velocità tra le regioni italiane, e se negli anni le disparità sono aumentate invece di diminuire, significa che occorre intervenire su questa situazione. Ma è necessario che tale redistribuzione sia conosciuta, controllata e quantificata attentamente, affinché sia possibile esprimere valutazioni sulla sua congruità ed equità».
INFLAZIONE COLPA DELLE INDUSTRIE? I DATI DICONO CHE NON È COSÌ
È stata anche un’occasione per riflettere su un tema particolarmente caldo. La tesi targata Bce, ed espressa pubblicamente dalla presidente Christine Lagard, per la quale l’inflazione ha origine dai profitti delle aziende - che avrebbero cavalcato con i loro prezzi di vendita i rincari di gas e di elettricità in maniera superiore ai costi, ostacolando così la loro discesa e stimolando un prolungamento della stagione di tassi di interessi più alti - non si può applicare alla situazione italiana. A confutarla sono i dati elaborati da Fabbrica Padova, centro studi di Confapi, sulla base dei rilievi statistici dell’Istat sulla competitività dei settori produttivi, contenuti nel recente Rapporto 2023. Nello specifico, sono presi in considerazione la dinamica dei profitti unitari in Italia, molto più bassa rispetto alla media europea, e l’andamento dei prezzi alla produzione, ovvero l’indice che misura le variazioni nel tempo dei prezzi che si formano nel primo stadio di commercializzazione, misurando le transazioni reali tra imprese. Nella manifattura la riduzione dei margini di profitto delle imprese nel 2022 è stata più marcata rispetto al 2021 (-1,4 contro -0,3%), a seguito del combinarsi dell’accelerazione dei costi intermedi unitari (+17,9%) e di un aumento del Clup, ovvero del costo del lavoro per unità di prodotto (+5,2%), a sua volta scaturito da un rimbalzo del costo del lavoro unitario (+2,5%) e da una diminuzione della produttività (-2,7%). E a maggio 2023 i prezzi alla produzione dell’industria sono diminuiti del 2,3% su base mensile e del 4,3% su base annua. Nello specifico, sul mercato interno i prezzi calano del 3,1% rispetto ad aprile e del 6,8% su base annua (da -3,5% del mese precedente).
«Tutti si attendono una riduzione dei prezzi, e io sono convinto che ci sarà, ma nei vari anelli della catena si sta aspettando che a fare la prima mossa siano gli altri. E tuttavia, la persistente spinta inflattiva non può certo essere imputato all’industria, che, al contrario, ha dovuto assorbire gli aumenti e sopperire alla mancanza di politica comune, che ha portato a una carenza endemica di materie prime e prodotti in tanti settori», ha sottolineato il Presidente Valerio. «L’accelerazione dei prezzi è invece situata a valle, in altri anelli della catena, e riguarda la commercializzazione dei prodotti. Ma è importante che l’effetto benefico della discesa dei prezzi non venga vanificato dall’aumento dei tassi».
L’erosione dei margini nella manifattura può rallentare la crescita degli investimenti in Italia, perché riduce la capacità di autofinanziamento delle imprese. A ciò si aggiunge che le disponibilità liquide sono in calo e il credito bancario si riduce. «E la Bce ha appena deciso un +0,25% dei tassi d’interesse, ne preannuncia un altro a luglio e programma un + 1% nell’arco dell’intero 2023. Ma questo colpisce di meno le grandi imprese, che al momento riescono a finanziarsi con crediti al 4,5%, e di più le piccole e medie, a cui tocca chiedere prestiti con un tasso del 7% e oltre», ha rimarcato il Presidente Camisa chiudendo i lavori. «Le Pmi non fanno finanza come le grandi e non godono dei loro privilegi, pensano solo a lavorare e creano sviluppo e occupazione. Per questo dovrebbero essere soltanto ringraziate».
OSPITI, TARGHE E PARTNERS
A premiare con una targa, in segno di stima e gratitudine, gli ospiti saliti sul palco hanno provveduto Matteo Alleva, neo Presidente del Gruppo Giovani imprenditori di Confapi Padova, e Laura Sposato, la più giovane associata di Confapi Padova. A festeggiare assieme a Confapi Padova i presidenti delle territoriali venete del mondo Confapi, con William Beozzo (Confapi Vicenza e Pedemontana), Luca Fraccaro (Confapi Treviso), Manfredi Ravetto (Confapi Industria & Impresa Verona) e Marco Zecchinel (Confapi Venezia). Sul palco anche il nuovo Prefetto di Padova Francesco Messina, il Presidente della Camera di commercio di Padova Antonio Santocono, Antonio Bressa, Assessore alle attività produttive e al commercio del Comune di Padova, Margherita Cera, Assessore all’innovazione del Comune di Padova, il direttore di Venicepromex Franco Conzato, oltre a numerosi rappresentanti del mondo dell’economia e dell’Università degli studi di Padova. Tantissimi gli imprenditori intervenuti nel corso del convegno che ha preceduto il momento conviviale vero e proprio, organizzato in collaborazione con Banca Sella, Eurointerim SpA, Veneto Più Srl, e grazie ai partners Anthea, Boldrin Group, Monte Viale e Studio Gambalonga & Partners STP.