INFLAZIONE A DOPPIA CIFRA E PIL A CRESCITA ZERO NEL 2023 LE PMI PADOVANE SI APPELLANO AL NUOVO GOVERNO

INFLAZIONE A DOPPIA CIFRA E PIL A CRESCITA ZERO NEL 2023  LE PMI PADOVANE SI APPELLANO AL NUOVO GOVERNO

A Padova inflazione su base annua al 9,8%: non era così alta dagli anni ’80. Pesano gli aumenti dell’energia, che influiscono sui consumi (con un aggravio delle spese familiari di circa 3.000 euro) e quindi anche sulla produzione delle imprese: gli scenari per il 2023 sono quelli della recessione. Il presidente di Confapi Padova Carlo Valerio: «Al Governo il compito di calmierare i prezzi e ottimizzare i consumi, ma non basta: serve un piano di sviluppo a lungo termine».

 

«Contano solo il Pil e inflazione», ha dichiarato la neopresidente Giorgia Meloni debuttando in Consiglio dei ministri. Due temi strettamente connessi, riguardo ai quali la preoccupazione è, giustamente, più viva che mai, perché impattano sulla vita di tutti oltre che sul tessuto economico. Fabbrica Padova, centro studi di Confapi, li ha presi in esame a partire dai dati Istat più recenti, focalizzandosi sul suo territorio di riferimento. Ne esce un quadro allarmante per famiglie e imprese.

Nel mese di settembre 2022, si stima che l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, registri un aumento dello 0,3% su base mensile e dell’8,9% su base annua (da +8,4% del mese precedente). Pur rallentando di poco, continuano a crescere in misura molto ampia i prezzi dei beni energetici (da +44,9% di agosto a +44,5%) sia regolamentati (da +47,9% a + 47,7%) sia non regolamentati (da +41,6% a +41,2%). In questo quadro, Padova si posiziona sopra la media nazionale, con un’inflazione annua che sfiora la doppia cifra, pari a un aumento medio dei prezzi del 9,8% rispetto a dodici mesi prima. Tra le città con più di 150 mila abitanti è al nono posto, seconda in Veneto (la media regionale dell’inflazione è di +9,4%) dietro a Verona (+9,9%), in una graduatoria comandata a livello nazionale da Catania (+11%) e con Aosta (+7,4%) al lato opposto.

Ma come si traduce questa variazione percentuale in termini di euro? Considerando che la spesa mensile di una famiglia veneta media nel 2021 era stimata in 2.562,57 euro, Fabbrica Padova calcola un aggravio di oltre 250 euro al mese nel 2022, il che significa circa tremila euro in più all’anno. Lo stesso Istat rileva che bisogna risalire addirittura ad agosto 1983 (quando fu pari a +11,0%) per trovare una crescita dei prezzi del “carrello della spesa”, su base annua, superiore a quella di settembre 2022 (+10,9%).

Sin qui il capitolo inflazione. La questione prodotto interno lordo è più complicata, perché gli scenari attuali rendono oltremodo difficile sbilanciarsi in previsioni. Le imprese sono state particolarmente penalizzate dall’aumento dei prezzi dell’energia e dal fatto che le catene di approvvigionamento - che si stanno ancora riprendendo dalla pandemia di coronavirus - sono state colpite dall’invasione russa dell’Ucraina. In questo contesto, il Fondo monetario internazionale (Fmi) ha rivisto al ribasso le previsioni nel suo World Economic Outlook, tagliando di 0,9 punti la stima sul Pil italiano del 2023, ora ipotizzata al -0,2%. Numeri da piena recessione. In Italia, la società di consulenza Prometeia ha analizzato i parametri delle 107 province italiane, stimando per Padova una crescita pari a 0, in linea con quella nazionale. In sostanza, esaurita la spinta del “rimbalzo” rispetto al pre-pandemia - e con un 2022 che si chiuderà comunque col segno positivo per il Pil, attorno al 3,4% - incideranno gli effetti negativi dell’aumento dei prezzi dei prodotti energetici.

«Come è noto a chiunque abbia una minima infarinatura di economia, il Prodotto interno lordo di una nazione si misura considerando quattro voci: i consumi, gli investimenti, gli acquisti pubblici e le esportazioni nette», commenta il presidente di Confapi Padova Carlo Valerio. «Ora, è evidente che se l’inflazione cresce a questi ritmi i consumi sono destinati a calare e che potrebbero esserci contraccolpi anche sui tassi d’interesse e sugli investimenti e la produttività, col rischio che ne esca penalizzato anche l’export: in altri termini, un’inflazione di queste proporzioni potrebbe strozzare qualsiasi ipotesi di crescita perché i suoi effetti deleteri si potrebbero ripercuotere pressoché su tutti i campi. Per affrontare queste questioni, l’Italia aveva bisogno di un Governo nel pieno dei propri poteri quanto prima. Ora c’è, e avrà il compito di mettere in campo le azioni per calmierare i prezzi e ottimizzare i consumi energetici, oltre che quello di lavorare a una legge di bilancio sostenibile, che guardi anche al medio termine e non solo alle contingenze. Ma proprio questo è un punto nodale, perché l’Italia ha bisogno di una visione industriale che vada oltre alle crisi legate all’attualità», prosegue Valerio. «Penso, ad esempio, a quanto hanno saputo fare gli Stati Uniti col “CHIPS and Science Act of 2022”, in grado di fornire 52,7 miliardi di dollari di sussidi diretti per la produzione e la ricerca di semiconduttori, favorendo il reshoring delle sue aziende e aumentando la competitività dell’intero settore. Chiaro che l’Italia non può raffrontarsi agli Usa, ma è altrettanto evidente che ha il dovere di non rimanere fuori in questa corsa, cooperando con l’Unione Europea. Ecco perché è necessario affiancare alle misure urgenti una visione strategica di ampio respiro che sappia ridare impulso alla nostra economia».

 

Nella tabella l’inflazione annua nei comuni italiani con più di 150 mila abitanti