Tenere i soldi parcheggiati in banca? Una scelta che non solo in genere non paga, ma che addirittura, spesso, costa. Eppure, a dispetto dei tassi zero che, negli ultimi anni, hanno determinato rendimenti nulli per i conti correnti, i risparmiatori italiani continuano a mantenersi liquidi. Vale a Padova come in Veneto e su scala nazionale. Sono sempre di più i risparmiatori che, a dispetto dei rischi, continuano a farlo, senza tener conto in primo luogo di quella sorta di “tassa occulta” chiamata inflazione. A fine 2018 erano depositati negli istituti di credito italiani 1.517,3 miliardi, 16,1 in più rispetto ai 1.501,2 dell’anno precedente. In Veneto erano 144.6 i miliardi lasciati “fermi”, contro i 144,1 di fine 2017. A Padova, invece, il 2018 si è chiuso con 24,9 miliardi depositati, contro i 24 netti di dodici mesi prima. Ebbene, nel 2018 l’inflazione è stata in media poco sopra l’1%. Fabbrica Padova, centro studi di Confapi, a partire da questi dati statistici di fonte Banca d’Italia e considerando che alcune forme di deposito sono remunerate, stima come siano andati bruciati dall’inflazione circa 10 miliardi a livello nazionale, poco meno di uno a livello regionale e una cifra fra i 160 e i 170 milioni di euro nella sola provincia di Padova. In un solo anno.
«La situazione è ai limiti del paradossale», evidenzia Carlo Valerio, presidente di Confapi Padova. «È una sorta di beffa per un popolo già di suo tartassato dalla pressione fiscale e che non si fida a operare altre forme di investimento. L’assenza di alternative remunerative a rischio zero spinge i risparmiatori a tenere i soldi sul conto, anche se la gestione costa in media 79 euro annui secondo l’ultima indagine della Banca d’Italia. Sono soldi lasciati lì e che perdono di valore. Ma a questa considerazione se ne aggiunge un’altra: ci troviamo ancora una volta a parlare di risorse che potevano essere messe in circolo, liquidità che poteva essere destinata alle aziende e che, all’opposto, è rimasta ferma, mentre il suo potere d’acquisto si erode. Il sistema creditizio rischia di passare da risorsa a zavorra del sistema industriale». «A fronte di questa tendenza ormai in atto da tempo risulta più che mai necessario per gli imprenditori riuscire a cogliere le opportunità di finanziamento che si presentano», aggiunge il direttore di Confapi Padova Davide D’Onofrio. «Per questo, già nel marzo 2015 abbiamo avviato Confapi Credit, la proposta dell’Associazione per sostenere le imprese nella ricerca di finanza ordinaria e straordinaria, che permette alle aziende di conoscere e monitorare costantemente il proprio stato di salute - fabbisogni effettivi, scelta degli strumenti più appropriati e convenienti, patrimonializzazione e interventi straordinari».
Confapi Padova, sistema creditizio sta diventando zavorra per le imprese
22-07-2019