PALERMO - "Lo scorso 14 marzo la Regione Siciliana ci ha comunicato la costituzione del “Tavolo regionale permanente per la risoluzione della crisi del lavoro in Sicilia causata dalla pandemia COVID-19”, convocandolo per il successivo 17 marzo alle ore 10 via skype. I temi all’ordine del giorno, tra gli altri: ammortizzatori sociali in deroga: proposte e modalità applicative delle nuove disposizioni straordinarie della Presidenza del Consiglio dei Ministri; e la definizione delle regole applicative dello Smart Working nelle Aziende. A coordinare i lavori l’Assessorato della Famiglia, delle Politiche Sociali e del Lavoro e le parti convocate erano: CISL, UIL, CGIL, UGL, Sicindustria, Confindustria Catania, Confindustria Siracusa e Confapi Sicilia. A parte la disorganizzazione e la mancanza di pervenuta indicazione delle indicazioni operative via skype che non ci hanno concesso di contribuire al dibattito in maniera puntuale e precisa, in antitesi proprio con quanto espresso, con cui la stessa Regione si poneva il problema di dover discutere e migliorare le regole applicative dello Smart Working che evidentemente qui in Sicilia trova inadeguata proprio la Regione. La stessa, ha pensato bene infatti di indicare nella missiva numeri di segreteria “muti” visto che il personale era tutto a casa, evidentemente. Ma la cosa più grave che merita di essere denunciata è che l’errore e il disguido si è ripetuto anche dopo la seconda convocazione prevista per il 24 marzo u.s., nonostante le numerose mail di invito a correggere indirizzi mail e ad inviare i collegamenti e contatti skype per le prossime riunioni. Come dire errare è umano, perseverare è diabolico". Così in una nota la presidente di Confapi Sicilia Dhebora Mirabelli.
"Le sorprese, continuano - prosegue Mirabelli -, in questa seconda lettera, apprendiamo la mutazione della natura e della sostanza del tavolo che da strategico e operativo diventa permanente e allagato: come esplicitato dalla stessa convocante per motivi di “delicatezza e urgenza”. Appare chiaro come discutere strategicamente e operativamente contemporaneamente in 49 vuol dire non poter discutere affatto. Ma soprattutto non poter dare in maniera certa e immediata messaggi chiari e uniformi ai cittadini e addivenire alla stipula di un accordo subito per avviare quello che molte delle aziende sollecitano: il ricorso alla Cassa integrazione. C’è da domandarsi se è davvero un tavolo istituito per far fronte ad una crisi che debba riunirci per cercare di far contenere i suoi effetti devastanti nei termini più brevi possibili o un’ennesima operazione di facciata-politica. L’inutilità di sentire 49 associazioni in questa fase è dalla Regione stessa richiamata nella lettera dove esplicita che l’accordo quadro sarà comunque siglato conformemente alla disposizione dell’art. 22, comma 1, D.L. 18/2020, con le “organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative a livello nazionale per i datori di lavoro”, individuate secondo i criteri enucleati dalla Giurisprudenza per ogni settore ammesso a godere della misura di sostegno prevista dal citato decreto legge. Tra questi motivi di delicatezza e urgenza nell’interesse esclusivo delle aziende, non ci saranno naturalmente e, non me ne vogliano se ne cito solo alcune a titolo esemplificativo, le ragioni di sentire portatori di interessi imprenditoriali quali ad esempio le Regioni Autonomie Locali, la Scuola Paritaria Cattolica, PMI Sicilia, la Consulta regionale dei Consulenti del lavoro, il Coordinamento regionale dei commercialisti, Unimpresa Sicilia, Api Sicilia, CONFIMPRESA EUROMED, ecc… Di questi soggetti la Regione poteva acquisire pareri per iscritto per redigere la sua bozza da sottoporre a noi associazioni datoriali e sindacali, qualora li avesse reputati interlocutori privilegiati o portatori di interesse, fatte le opportune verifiche sulla reale rappresentatività degli interessi aziendali e dei lavoratori e soprattutto della concreta operatività ed esistenza (di alcune bastava chiedere numero di imprese iscritte e bilanci per comprovarne veridicità, partecipazione ad attività istituzionale negli ultimi due anni; di altre bastava semplicemente soffermarsi su statuto e atto costitutivo)".
“Non è il momento di vetrine e palcoscenici soprattutto in questi giorni, dove le associazioni datoriali, come Confapi, che a livello nazionale rappresenta oltre 83 mila aziende, sono chiamate a forti responsabilità e a decisioni che cambiano e incidono su questa e le prossime generazioni ma non siamo disposti a lasciar fare e prendere in giro nessuno né a prendere parte a passerelle istituzionali e protagonismi e sceneggiate sulla pelle della gente disperata", conclude Mirabelli.
Cassa integrazione: La Regione perde tempo
25-03-2020