Scrivanie vuote, spazi quasi deserti. Il Covid ha cambiato pelle al lavoro, anche a Piacenza. Oggi, a ormai un anno dallo scoppio dell’emergenza sanitaria, diversi professionisti non sono più rientrati in ufficio. È la rivoluzione dello smart working,emblematica nel settore degli studi informatici – inevitabilmente propensi ad adattarsi alle nuove modalità digitali.
“Non si torna più indietro, il 2020 segna un punto di svolta”, dice convinto Marco Boeri, project manager della società “Tualba”, dove nel gennaio dell’anno scorso – prima della pandemia – il personale operava nell’ufficio di via Calciati a Piacenza. Adesso, invece, le postazioni sono perlopiù vuote. Nessuno ha perso il lavoro, sia chiaro: l’attività si è spostata tra le mura domestiche di ciascuno. “Come tante altre ditte piacentine, a partire dalle settimane di massima allerta a marzo – ricorda Boeri, referente della sezione informatica e marketing di Confapi – si è deciso di ridurre la presenza in sede per prevenire la diffusione dei contagi da Covid, impostando lo svolgimento dello smart working”. Cioè il telelavoro, a distanza. “Nel nostro caso, però, questa modalità prosegue tuttora con una serie di turnazioni”. E in effetti anche altri studi informatici in città e provincia continuano a mantenere buona parte dell’organico in collegamento remoto. I programmatori “smanettano” dal salotto di casa, e le scrivanie negli uffici rimangono vuote. “A fronte di una buona riconversione dei processi, la produttività resta uguale – rimarca Boeri – certo, purtroppo i rapporti umani tendono ad allentarsi. Lo smart working, comunque, resta una strada definitiva: il Covid ha accelerato questa trasformazione”.
Ma a livello locale, a dire il vero, oggi le ditte che si sono convertite quasi totalmente al lavoro a distanza sono ancora “mosche bianche”. Secondo un recente sondaggio svolto dall’associazione di categoria Confapi su 65 aziende piacentine, infatti, a gennaio la maggioranza delle imprese non ha utilizzato lo smart working, e il 66 per cento degli imprenditori intervistati non prevede di utilizzarlo nemmeno per i prossimi mesi.