Il quadro sul secondo semestre 2024 vede prevalere l’incertezza di una contrazione dei mercati di riferimento.
Le piccole e medie imprese di Confapi si fanno in tre, con pochi scostamenti. Ecco il 37 per cento delle aziende che registra un aumento della produzione nel secondo semestre 2024 rispetto allo stesso semestre dell’anno precedente, un’altra percentuale rilevante, il 32,31 per cento delle realtà monitorate, accusa invece una contrazione della produzione frutto di difficoltà settoriali, mentre il 31 per cento ha mantenuto una certa stabilità. Segnali a “macchia di leopardo” che parlano di rallentamenti produttivi ma anche di resistenza e di tenuta delle nostre Pmi.
Il quadro esce dall’indagine congiunturale di Confapi Industria Piacenza su un campione di cento imprese aderenti al suo sistema. C’è uno scenario tutto sommato di incertezza per i prossimi ordinativi, dove la domanda non riesce a sostenere del tutto il ciclo produttivo, ma si coglie anche l’adattamento e una capacità di contrasto al clima stagnante.
Quadro variabile, dunque, che tocca anche il commercio estero.
I livelli di fatturato mostrano una certa disomogeneità. Il 37,02% delle imprese ha registrato un aumento, tuttavia il 38,37 accusa una diminuzione, stabili le altre. Il mercato interno mostra un rallentamento rispetto ai semestri precedenti e qui preoccupa la quota di aziende, pari al 38,39%, che segnala una contrazione dei volumi di fatturato.
Luci ed ombre anche sul commercio estero Ue (si veda il focus sotto). In quanto a quello extra-Ue registra una diminuzione del 18,03 per cento e appena il 9,3 per cento delle aziende riporta una crescita. Per il resto domina ancora una stabilità.
Per quanto riguarda le esportazioni, il 40,27% delle imprese intervistate dichiara di aver venduto direttamente sui mercati esteri, evidenziando una propensione all’internazionalizzazione.
Investimenti
Nel secondo semestre del 2024, il 52,91% delle piccole e medie industrie ha dichiarato di aver realizzato investimenti, sebbene con intensità differenti. Ma quasi la metà restante ha scelto la via della prudenza.
Tra le voci di investimento più sostanziose: nuovi beni materiali, interventi mirati o incrementali, sviluppo e innovazione, formazione e competenze del personale come una fra le aree predominanti. Ulteriori ambiti di intervento includono la sicurezza sul lavoro e l’ottimizzazione dell’organizzazione aziendale.
Sostenibilità
Confapi ha sempre posto molta attenzione ai criteri Esg, vale a dire all’impegno crescente per la sostenibilità ambientale, sociale e governance, che oggi tocca il 14,29% delle imprese.
L’indagine ha inoltre approfondito il grado di interesse delle imprese nei confronti degli investimenti legati alla Transizione 5.0, considerando le recenti modifiche normative introdotte dall’ultima Legge di Bilancio. Dall’analisi emerge che il 54,04% degli intervistati non manifesta interesse ad avviare investimenti in tale ambito per le difficoltà di adottarla e procedure eccessivamente complesse.
Occupazione
Quasi il 70 per cento delle Pmi, ha scelto di mantenere invariato il proprio organico aziendale, confermando una tendenza di stabilità nel mercato del lavoro. Inoltre il 35,79 per cento delle aziende ha inserito nuova manodopera generica. Tra le nuove assunzioni anche tecnici e con contratti a tempo indeterminato per soluzioni stabili e durature. Infine, l’8,22 % dei nuovi ingressi in azienda è avvenuto attraverso contratti di apprendistato.
Guardando avanti
Nei prossimi dodici mesi tra gli imprenditori prevale l’incertezza, legata a una possibile contrazione dei mercati di riferimento. Il 34,56% prevede un peggioramento della situazione economica generale – con un 9,41% che teme una forte crisi – mentre il 26,99% ha aspettative positive, di cui solo il 3,07% si aspetta una forte crescita.
In buona parte ci si aspetta stabilità nei livelli di produzione, mentre, in qualche caso incremento, ma il 35,78% del campione prospetta una contrazione della produzione rispetto ai livelli attuali. La percentuale di aziende che prevede una crescita, seppur significativa, rimane inferiore rispetto a quella che anticipa una flessione, segnalando, anche qui, un clima di incertezza. Il fatturato? Il 41,41% degli intervistati prevede un livello di invariato, il 33,54% anticipa una contrazione. Solo il 25,05% delle imprese manifesta aspettative di crescita.
Questo primo semestre dell’anno sarà però sotto il segno degli investimenti in innovazione. Fra acquisto di nuovi impianti e macchinari a conferma della volontà di migliorare l’efficienza produttiva e la competitività. L’adozione dell’Intelligenza Artificiale (IA) risulta ancora limitata tra le Pmi, solo il 15,15% degli intervistati prevede di effettuare investimenti. Eppure chi più chi meno la vede come uno strumento strategico per migliorare l’efficienza operativa e la competitività.
Infine. L’impatto del recente rialzo dei prezzi di gas ed elettricità sulla produzione aziendale nel 2025 è percepito in modo differenziato dalle imprese. Sui prezzi delle materie prime c’è preoccupazione per il 59,62% delle imprese che prevede ulteriori aumenti. Inoltre, in generale emerge ancora una forte necessità di semplificazione burocratica. La riforma considerata più urgente è la riduzione degli oneri amministrativi seguita dalla necessità di una maggiore uniformità fiscale tra gli Stati Ue e da interventi mirati a contrastare la carenza di manodopera qualificata. Serve anche un mercato unico dell’energia, la revisione del Green Deal, sostegno alla ricerca, all’innovazione e alla digitalizzazione delle Pmi.