IL CROLLO DEL PIL: BRUCIATI 377 MILIONI A PADOVA E 1.904 IN VENETO SOLO NEL PRIMO TRIMESTRE DEL 2020

IL CROLLO DEL PIL: BRUCIATI 377 MILIONI A PADOVA  E 1.904 IN VENETO SOLO NEL PRIMO TRIMESTRE DEL 2020

CONFAPI PADOVA: «RISPOSTE INADEGUATE ALIMENTANO L’INCERTEZZA

E LA SFIDUCIA DEGLI IMPRENDITORI» 

Fabbrica Padova, centro studi dell’Associazione, ha calcolato come si ripercuota il -4,7% nel Pil stimato dall’Istat nel territorio, incrociando poi i dati con quelli relativi al mercato del lavoro, dove si registra un saldo negativo di circa 50 mila posti in Veneto. Il presidente Carlo Valerio: «Un quadro disarmante. Il Governo ha promesso un “gran volume di fuoco” ma intanto nemmeno le risorse promesse dal Dl Liquidità sono arrivate e le aziende rischiano di chiudere». 

Un crollo. È molto pesante, come atteso, il primo bilancio dell’impatto del coronavirus per la nostra economia. Secondo l’Istat nel primo trimestre dell’anno il Pil è calato del 4,7% rispetto al trimestre precedente. Fabbrica Padova, centro studi di Confapi, ha stimato come una proiezione del genere si traduca a livello veneto: sono più di 1.904 milioni di euro sfumati in regione e, di questi, 376,74 milioni si son volatilizzati nel solo territorio padovano. La flessione del Pil - precisa lo stesso Istat - è di “un’entità mai registrata (…). Il Pil ha subito una contrazione di entità eccezionale indotta dagli effetti economici dell’emergenza sanitaria e dalle misure di contenimento (…). È la sintesi di una diminuzione del valore aggiunto in tutte le principali componenti produttive”.

L’onda d’urto si ripercuote per forza di cose anche sull’occupazione. A riguardo, è utile prendere in considerazione i dati forniti da Veneto Lavoro: nel periodo compreso tra il 23 febbraio e il 19 aprile 2020, ovvero a quasi due mesi dall’inizio dell’emergenza Covid-19 in Italia, tra mancate assunzioni ed effettiva diminuzione dei posti si è registrata in Veneto una perdita di circa 48-50 mila posizioni di lavoro dipendente, corrispondenti all’incirca al 2,5-3% del totale. Nella dinamica negativa risultano coinvolte tutte le tipologie contrattuali dipendenti: la differenza con il saldo del corrispondente periodo 2019 è pari a -7.000 per i contratti a tempo indeterminato, -4.400 per l’apprendistato, -39.500 per i contratti a termine (che includono anche i rapporti di lavoro stagionali per i quali le assunzioni sono diminuite del 69%). La contrazione delle assunzioni è risultata maggiore nei settori catalogati dal Governo come “non essenziali” (-72%), ma ha toccato pesantemente anche quelli ritenuti “essenziali” (-50%).

«In questo quadro disarmante, cittadini e imprese sono ancora in attesa dell’ormai ex “Decreto Aprile” da 55 miliardi, nel frattempo ormai diventato “Decreto Maggio” per l’accumularsi di ritardi, a quanto risulta dovuti sia alle incertezze sul reperimento delle risorse necessarie, sia per le differenti priorità all’interno della maggioranza», commenta il presidente di Confapi Padova Carlo Valerio. «Ci sarebbe da riderci su se nel frattempo la situazione non avesse assunto i contorni del dramma. Anche perché i soldi del precedente Decreto Liquidità stentano ad arrivare, mentre ci risulta che le imprese svizzere e tedesche abbiano già ricevuto i primi aiuti, versati in pochi giorni grazie a procedure molto semplici. Il problema non è solo nelle regole stabilite dal Governo per accedere al prestito di 25 mila euro su 6 anni garantito dallo Stato, ma dalla stessa burocrazia delle banche. O si accelera l’operatività e si semplifica l’accesso oppure queste misure non saranno minimamente efficaci, perché di tempo non ne abbiamo più. Per le aziende la liquidità è come l’ossigeno e, come attesta uno studio elaborato a livello nazionale, il 20% delle nostre imprese rischia di chiudere a causa di questa crisi. Non è più il momento degli slogan e delle promesse che slittano di mese in mese. Basta con le frasi a effetto che promettono “un gran volume di fuoco”, se poi di concreto, nei conti correnti degli imprenditori, non arriva quasi nulla. È in gioco la sopravvivenza stessa del nostro sistema economico».