DAL DISSETARE PIANTE DI VITE ALLA DIFESA CONTRO INFORTUNI

DAL DISSETARE PIANTE DI VITE ALLA DIFESA CONTRO INFORTUNI

Unimatica Confapi Piacenza è guidata da Raffaele Boledi e riunisce una quindicina di aziende Confapi più impegnate sulla tecnologia e con l’obiettivo di creare connessioni, opportunità di network, di costruire iniziative comuni sul tema della formazione, della selezione e reclutamento del personale «L’accordo con Microsoft, uno dei principali attori globali, siglato proprio da Unimatica serve per calare tecnologia nelle Pmi, potremo dialogare, ci utilizzeranno come un canale per avere riscontri diretti» conferma, a sua volta, Boledi. L’unione in rete delle Pmi assicura anche maggior forza contrattuale.

I campi di applicazione della IA sono infiniti, e ciascuna azienda deve adattarla a sé. Oggi i tecnici però non sono molti e quando anche i costi si abbasseranno allora sì vedremo una vera rivoluzione promette l’imprenditore.

È recente la presentazione, attraverso relatori di calibro nazionale, di alcuni casi specifici di applicazione dell’intelligenza artificiale. Per esempio, prosegue Boledi, un docente della Cattolica ha mostrato l’applicazione della tecnologia per creare modelli di monitoraggio sulla pianta della vite, quando va in sofferenza per calo idrico - c’è qui una componente predittiva - aiuta a capire quando serve innaffiare. L’intelligenza artificiale in realtà esiste da tanti anni, ma quella generativa di cui oggi si parla tanto ricrea atteggiamenti umani. Monitoraggio di immagini, raccolta di dati e analisi su dati finanziari, utilizzo nel marketing, modelli che predicono l’andamento per esempio nei settori dell’economia, dell’ambiente, le alluvioni, la siccità. Un altro esempio pratico già applicato riguarda i muletti guidati autonomamente, si muovono da soli e non si scontrano.

Come Unimatica nazionale - prosegue Boledi - abbiamo avviato un tavolo per applicare la tecnologia alla sicurezza sul lavoro, si studiano sistemi che riescono, tramite analisi di immagini, a verificare se i lavoratori usano i dispositivi di protezione, mascherine, guanti, scarpe infortunistiche. Nel caso non accada si può intervenire.

 

Un altro esempio sono i bracciali con accelerometri. «Poniamo che un operaio cada nello stabilimento ed è da solo in quel momento, potrà essere soccorso in tempi rapidi dopo la segnalazione del sensore». Tutto questo confluisce in un documento che si intende portare al tavolo del governo per creare norme sulla tecnologia applicata alla sicurezza sul lavoro. «Un tema specifico però è condividere il codice etico fra azienda e lavoratore per far passare il concetto che tale uso non è un controllo, ma un aiuto alla sicurezza». C’è la privacy di mezzo.